Summit sul nuovo ospedale. Il dg Porfido: «Avanti. Investendo su Busto e Gallarate»

Giovanni Pavesi (a sinistra) ed Eugenio Porfido

BUSTO ARSIZIO – Si riaccendono i motori del progetto del nuovo ospedale di Busto-Gallarate. Ieri, 20 maggio, l’operazione che porterà alla realizzazione del polo d’eccellenza sanitaria a Beata Giuliana è stata illustrata al nuovo direttore generale welfare di Regione Lombardia, Giovanni Pavesi, in un vertice alla presenza dei sindaci delle due città. «Il prossimo step sarà la ripresa dell’attività della segreteria tecnica, in vista dell’Accordo di Programma, che sarà il vero passo d’inizio dell’operazione» annuncia il direttore generale di ASST Valle Olona Eugenio Porfido. Che ribadisce: «Faccio fatica a capire le obiezioni a questa prospettiva». Ma assicura: «Continueremo a investire sugli attuali ospedali di Busto e Gallarate».

Il dibattito

Il tema è da giorni oggetto di una nuova fiammata del dibattito politico, in particolare dopo che l’ex sindaco di Busto Arsizio e commissario cittadino di Forza Italia Gigi Farioli ha lanciato un appello pubblico a favore del nuovo ospedale ma senza che questa prospettiva finisca per penalizzare l’attuale nosocomio cittadino. Appello ribadito in consiglio comunale, nel corso degli interventi liberi, e seguito dall’annuncio del presidente Paolo Genoni di una prossima convocazione della commissione sanità per rilanciare la discussione a livello istituzionale.

Il summit

Il summit con il dg Pavesi è stato «un momento di ripresa e di messa a conoscenza» nei confronti del nuovo numero uno della sanità lombarda, come rivela a Malpensa24 il direttore generale di ASST Valle Olona Eugenio Porfido. «Dopo l’inevitabile “fermo macchina” per il Covid, sia per concentrare l’attenzione sull’emergenza sia per la difficoltà ad incontrarsi, è stato fatto un punto della situazione con l’impegno a riprendere il lavoro interrotto». Avanti, dunque, con lo studio di prefattibilità redatto da ASST e già adeguato alle nuove esigenze emerse dopo l’emergenza Covid, verso la ripresa dell’attività della segreteria tecnica in vista dell’«accordo di programma – aggiunge il Dg – che sarà il passo d’inizio che sintetizza le azioni da intraprendere e i finanziamenti».

Busto e Gallarate: si investe

Rispetto alle preoccupazioni che serpeggiano sul futuro degli attuali ospedali, Porfido rassicura: «Non ci siamo mai fermati con le ristrutturazioni e continuiamo a fare investimenti sugli attuali ospedali, con le priorità dell’emergenza/urgenza e della sicurezza. A Gallarate sono già iniziati i lavori per il pronto soccorso e a Busto la ristrutturazione del secondo piano sopra il PS per dare respiro contro gli affollamenti nei periodi di non pandemia, perché sono reparti di emergenza/urgenza pensati per un’utenza molto inferiore a quella attuale». Nessun rischio, dunque, che gli ospedali di Busto e Gallarate possano restare “indietro”: «Li accompagniamo verso il nuovo ospedale, ma senza far mancare investimenti sia sul versante clinico/sanitario che della sicurezza – chiarisce il Dg di ASST Valle Olona – l‘orizzonte dell’ospedale unico è di dieci anni, non è né immaginabile né logico né efficiente pensare di muoversi senza mantenere gli investimenti sui due presìdi in questo periodo».

Progetto “tarato” sul Covid

Insomma, il nuovo ospedale per Eugenio Porfido rimane una necessità: «Era già evidente in epoca pre-Covid, con strutture che hanno fatto il loro tempo, con una logica di organizzazione datata rispetto alle esigenze attuali, e con costi di gestione operativi ed energetici eccessivi. Ora che il Covid ha reso vecchi anche gli ospedali più recenti, perché nessuno era pronto ad affrontare una pandemia di questa vastità, lo è ancora di più». Per il Dg il nuovo ospedale è una sfida da cogliere: «Abbiamo puntato molto sulla flessibilità organizzativa, utile in situazioni come una pandemia. Sarà sostenibile dal punto di vista energetico, integrato con il tessuto del territorio. Ma anche digitale, aperto alla cittadinanza (avrà un auditorium, ad esempio). Senza dimenticare che un ospedale è anche un’infrastruttura con un indotto sul settore produttivo e che un’opera del genere metterà in moto posti di lavoro».

L’ora della consapevolezza

Tutte ragioni che però sembrano “bucare” poco nel dibattito locale. «Molto italiano, in altri Paesi questo tema non si pone – sottolinea Porfido – nella sanità non c’è mai la domanda se ristrutturare il vecchio per il nuovo». Si costruisce direttamente il nuovo. Anche perché «ristrutturare vecchi ospedali vuol dire un cantiere decennale mentre si opera, con inevitabili disagi per l’utenza e il rischio di riduzioni di servizi. E un cantiere che va avanti per lotti, con ditte separate. Anche se non quantificati, sono anche questi costi che rendono palese che il percorso verso il nuovo è migliore». Ora però occorre fare opera di consapevolezza: «Lo abbiamo fatto all’interno dell’azienda, dove lo studio preliminare aveva trovato il consenso dei professionisti. E abbiamo sempre dato massima disponibilità ad ogni iniziativa di coinvolgimento della popolazione. Così come è importante l’opera, è importante la sensibilizzazione dell’opinione pubblica».

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