Taino, campi di mais devastati dalle invasioni dei cinghiali. Raccolti a rischio

Il campo di Camillo Berti a Taino dopo il passaggio dei cinghiali

TAINO – «Il 50% del mais è perduto. Non so nemmeno riusciremo a raccogliere, manca meno di una settimana ma se le invasioni continueranno sarà impossibile. È un tunnel dal quale non si vede alcuna via d’uscita». La drammatica testimonianza di Camillo Berti, agricoltore di Taino, che si è visto distruggere dai cinghiali ampie porzioni dei suoi appezzamenti coltivati a granoturco. Circa 9 ettari di superficie che è diventata letteralmente terra bruciata. Con perdite a quattro zeri e tanto sconforto.

Situazione insostenibile

L’agricoltore rivela di essersi già dotato negli anni scorsi «delle opportune licenze per contribuire in prima persona alla selezione. Una beffa ulteriore, dato che mi tocca pagare una somma annua senza trarne, di fatto, alcun beneficio, anche per colpa delle limitazioni che hanno sempre contingentato la possibilità di cacciare questi animali. Ormai si tratta di migliaia di capi fuori controllo che continuano a invadere il territorio. Così non è più possibile andare avanti». Una lotta quotidiana “a guardie e ladri”: i cinghiali si rifugiano nelle brughiere e di notte escono a devastare i campi.

Varese, segnalazioni quotidiane

Un problema che riguarda, di fatto, l’intera provincia di Varese: «Segnalazioni quotidiane» arrivano agli uffici di Coldiretti Varese. «Gli strumenti a disposizione vanno utilizzati tutti – sottolinea il presidente dell’associazione Fernando Fiori – le istituzioni devono rispondere coi fatti per contenere una problematica che sta provocando danni enormi all’agricoltura, minacciando la sostenibilità degli ecosistemi. Le imprese agricole sono esasperate e, senza la loro presenza di presidio sul territorio, esso è destinato all’abbandono». Il risultato sono perdite a raffica per le imprese, in particolare per la filiera zootecnica: alla necessità di riacquistare il seme e sistemare i fondi, si unisce anche la beffa di dover acquistare esternamente quanto necessario per alimentare gli animali.

L’appello di Coldiretti

«Una vera  sostenibilità si concretizza con la presenza dell’uomo sul territorio, non con l’invasione dei cinghiali e della fauna selvatica – segnala il presidente Fiori – dobbiamo dare risposte concrete a quanti oggi sono i veri custodi del territorio, gli agricoltori. Serve un radicale “cambio di rotta” che, attraverso la lotta al fenomeno invasivo di questi animali, garantisca l’indispensabile presenza delle imprese agricole a tutela del territorio. Ne va della sopravvivenza delle nostre imprese e, con esse, degli equilibri che governano l’ecosistema e l’economia del territorio, in pianura come nelle aree della fascia prealpina».

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