Inchiesta tangenti: Zingale parla. E difende se stesso, Marsico e Comi

tangenti zingale marsico comi

MILANO – «Con questa cretina della Lara a che punto siamo? Perché la vedo stasera, così le faccio lo shampoo». E’ Nino Caianiello a chiedere ai sottoposti durante un pranzo di lavoro da Berti, ristorante chic milanese dove incredibilmente il mullah faceva i suoi affari (considerati illeciti dagli inquirenti) alla luce del sole. Lara è Lara Comi, candidata alle elezioni europee del 26 maggio. Sul quel frangente ha riferito oggi Giuseppe Zingale, assistito dall’avvocato Francesca Cramis, che oggi, lunedì 13 maggio, ha risposto alle domande del gip di Milano Raffaella Mascarino. Zingale è uno dei primi, tra i principali indagati, a rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari.

«Nessuna società di Lara Comi coinvolta»

«Il mio assistito ha rigettato ogni accusa, fornendo ampie spiegazioni sulle contestazioni a lui mosse. Depositeremo una memoria difensiva, ma la sua posizione è stata chiarita a nostro parere: non ci sono stati illeciti», spiega Cramis. Uno dei nodi a carico di Zingale riguarda proprio Comi.  I pm stanno indagando su «contratti di consulenza» ottenuti, attraverso «il burattinaio» Caianiello, «da una società riconducibile a Lara Comi da parte dell’ente di Afol città metropolitana», il centro per l’impiego diretto da Giuseppe Zingale. L’ammontare incassato sarebbe di 38.000 euro, ma si tratterebbe solo del «preliminare conferimento di un più ampio incarico che può arrivare alla totale cifra di 80.000 euro», si legge nella richiesta di custodia cautelare. In cambio, l’eurodeputata avrebbe dovuto retrocedere parte del denaro a Caianiello e Zingale. La Comi aveva appreso «con stupore» la notizia che arrivava «nel bel mezzo della mia campagna elettorale». E aveva precisato: «L’unica mia società di comunicazione è la Premium Consulting regolarmente denunciata all’interno della Dichiarazione di interessi finanziari dei deputati. Tale società non ha nulla a che spartire con le consulenze sotto inchiesta e non ve ne è nessun’altra a me riconducibile».  Le consulenze, secondo l’accusa, riguarderebbero l’organizzazione di un progetto di conseguimento di finanziamenti pubblici in relazione all’accoglienza in Lombardia di 3.000 giovani provenienti dal sud Italia, da formare e inserire nel mondo del lavoro attraverso l’Afol che, a tal fine, avrebbe già firmato un primo contratto con il comune di Segrate. Ma stando alla chiacchierata a tavola, Caianiello, Zingale e Zaffra, l’ex fedelissimo di Bettino Craxi e tra i protagonisti dell’epoca di Mani pulite, non sono molto soddisfatti della collaborazione. «Se non vediamo, non vedrà più nemmeno lei. Giusto Loris?», afferma l’ex coordinatore forzista riferendosi alla presunta retrocessione. Zingale le fa i conti in tasca: «Diciassette e 21 fanno 38, oltre i 60 che aveva già». Conclusione di Caianiello: «Per cui ce li ha!». Zingale oggi ha spiegato che «L’incarico non è stato affidato ad alcuna società – spiega Cramis – C’è stato l’affidamento di un compito a un’avvocatessa milanese, quindi non a una società riconducibile a Lara Comi. Nulla a che vedere, da parte del mio assistito, con altri frangenti».

«Marsico non partecipò al bando»

Zingale ha risposto anche in relazione all’incarico a Luca Marsico.  Zingale,  (insieme a Caianiello) avrebbe proposto nell’aprile 2018 a Attilio Fontana, governatore della Lombardia indagato per abuso d’ufficio e sentito oggi,  «consulenze onerose in favore dell’avv. Luca Marsico» socio di studio di Fontana, in cambio della nomina, mai avvenuta, di Zingale alla «direzione generale Istruzione Lavoro e Formazione della Regione».  Fontana è indagato per abuso d’ufficio, e su questo è stato sentito oggi, lunedì 13 maggio, per aver affidato almeno tre consulenze sospette all’amico e compagno di studio Marsico non più rieletto come consigliere regionale dopo che Caniello gli avrebbe preferito Angelo Palumbo (attuale consigliere regionale) che in un’intercettazione il Mullah elogia: «Il mio Palumbo farà quello che deve». «Il mio assistito – spiega Cramis – Conosce e stima Marsico da anni. Ha sempre detto se dovessi penalmente affidarmi a qualcuno mi affiderei a lui. Detto questo non ci fu nessun incarico diretto: Zingale, da amico, disse semplicemente a Marsico di partecipare ad un bando, insieme a tanti altri, per ottenere quell’incarico. Cosa che Marsico non fece. Di cosa stiamo parlando?»

tangenti zingale marsico comi – MALPENSA24