Inchiesta tangenti, tutti liberi. Massironi: «Caianiello usato come capro espiatorio»

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GALLARATE – Tutti liberi, o quasi, gli indagati gallaratesi sottoposti a misura di custodia cautelare dal 7 maggio scorso. Da quando, cioè, l’inchiesta milanese Mensa dei poveri, ha portato allo scoperto un presunto sistema corruttivo posto in essere tra le province di Milano e Varese. L’ultimo ad aver riguadagnato la libertà è stato l’ex assessore all’Urbanistica del Comune di Gallarate Alessandro Petrone. Prima di lui era toccato a Pier Tonetti, Alberto Bilardo e a Carmine Gorrasi, l’unico a non aver mai «parlato né ad aver fatto dichiarazioni delatorie – come aveva precisato il suo avvocato Roberto Craveia – Abbiamo presentato una memoria difensiva respingendo gli addebiti contestati». E a differenza degli altri a non aver cercato un accordo per patteggiare.

Cainiello non cambia la sua posizione

Tutti liberi tranne Nino Caianiello che resta in carcere e ci resterà per tutto il mese di agosto al termine del quale «La Dda di Milano depositerà la richiesta di giudizio immediato per tutti gli indagati – spiega Tiberio Massironi, legale del plenipotenziario di Forza Italia in provincia di Varese – Questo è un fatto assodato, l’intenzione ci è già stata comunicata dalla dottoressa Alessandra Dolci durante l’ultimo interrogatorio del mio assistito». Massironi prosegue: «Tra questa settimana e la prossima decideremo quale posizione prendere – aggiunge il legale – O meglio quale strategia giudiziaria applicare». Ovvero se chiedere un rito abbreviato o andare a dibattimento: «Perchè – aggiunge Massironi – Sugli addebiti contestati la nostra posizione è sempre la stessa. Caianiello non ha mai tenuto per sé nemmeno un euro. Lo dimostra il suo tenore di vita che non è mai stato sopra le righe. Ha sempre creduto di agire correttamente per finanziare l’attività politica del partito».

Nessuno nuova contestazione formalizzata

Chi ha raggiunto l’accordo per il patteggiamento, però, pare abbia affermato cose diverse davanti ai pm. «La logica che è passata è semplice: se parlo esco – dice Massironi – Bisogna però vedere se le affermazioni fatte troveranno poi dei riscontri processuali. Durante gli interrogatori, in ogni caso, sono state fatte dagli altri indagati ammissioni nella maggior parte relative a quanto contestato loro. Non al mio assistito. Ribadisco, in ogni caso, le affermazioni fatte per trovare un accordo e riguadagnare la libertà dovranno trovare dei riscontri oggettivi. E, ad oggi, al mio assistito non sono state formalmente notificate nuove contestazioni». Nemmeno dopo l’interrogatorio di Bilardo? «Non mi risulta – conclude Massironi – Come ho già affermato in passato oggi Caianiello è diventato un bersaglio immobile sul quale sparare per tornare liberi». Quella che andrà a concludersi entro fine agosto potrebbe però essere soltanto una prima tranche di un’inchiesta che potrebbe allargarsi.

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