Torna il Milano Latin Festival, tra identità delle culture e lingue indigene

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MILANO – Identità delle culture e delle lingue indigene: sono questi i temi, di grande valore in un momento di crisi di valori e tradizioni  in tutto il mondo, al centro della quinta edizione del Milano Latin Festival che sarà inaugurato il 13 giugno, ad Assago alle porte del capoluogo, con la straordinaria partecipazione di Indios Yawalapiti del Brasile, Aztechi del Messico, Mapuche del Cile, Indios Shuar dell’Ecuador e le evoluzioni dei brasiliani Cores da Bahia.

Una delle manifestazioni più importanti d’Europa

Secondo l’Unesco circa il 40% di quasi 7.000 lingue correntemente parlate nel mondo sono in pericolo. La maggior parte a rischio sono con ogni evidenza quelle indigene e questo compromette le rispettive culture e la loro esistenza. Per attirare l’attenzione sulla necessità di preservarle, ravvivarle e promuoverle sia a livello nazionale che internazionale, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2019 l’Anno internazionale delle lingue indigene. Tra i partner dei vari progetti di sensibilizzazione e di azione concreta l’Alto Commissariato per i Diritti Umani e i governi di Australia, Bolivia, Canada, Ecuador, Estonia, Francia, Gambia e Arabia Saudita. Ovviamente alle iniziative prende parte anche la manifestazione lombarda.
Il Milano Latin Festival nasce nel 2015  come erede diretto di un Festival dedicato all’America Latina che, senza alcuna interruzione, con l’edizione 2019 compie il 28° anno di attività, confermandosi come una delle manifestazioni culturali più importanti e significative in Europa, all’interno della quale vengono rappresentati 15 Paesi nelle loro espressioni musicali, culturali, gastronomiche, artigianali e turistiche. Dal 13 giugno al 17 agosto Assago diventa davvero il centro del mondo latino in Italia e, per rafforzare il proprio ruolo nella promozione della cultura e delle tradizioni latinoamericane e dei Caraibi, quest’anno l’evento è dedicato proprio all’Anno internazionale delle lingue indigene, con particolare attenzione alla cultura che tali idiomi hanno rappresentato e continuano a rappresentare per decine di milioni di persone.

Danze e rituali

Gli Indios Yawalapiti del Brasile, condotti dal loro rappresentante Anuiá Amarü, mostreranno rituali dedicati allo spirito dei mama’e, con l’esecuzione di una sorta di terapia musicale basata sulla relazione di ogni danzatore con lo spirito che rappresenta. Gli Indios Shuar dell’Ecuador, che si autodefiniscono Nijínmanya Shiwiár (ossia Shuar, popolo) e  chiamati anche difensori della natura, sono riusciti a resistere al dominio dell’impero Inca e ai conquistatori spagnoli. Attualmente si trovano a lottare – spiegheranno – contro l’occidentalizzazione e l’espansione delle multinazionali, per il proprio territorio e le proprie credenze. Gli Aztechi del Messico sono un gruppo costituito nel 1999 per rappresentare l’antica cultura azteca nel mondo: si esibisce con danze rituali, musiche evocatrici, costumi splendenti che risalgono all’età d’oro del Messico, prima della scoperta dell’America e della sanguinosa conquista spagnola che ha distrutto un immenso sapere. Le danze che il gruppo propone, ispirate all’acqua, al fuoco, alla terra e all’aria, sono rappresentate con musiche eseguite su antichi strumenti, che riproducono i suoni delle foreste e le voci copiano i versi degli animali. I Mapuche del Cile sono un’etnia variegata composta da numerosi gruppi che condividono tra loro una stessa struttura sociale, religiosa ed economica, così come un’eredità linguistica comune; la loro influenza si estende tra il fiume Aconcagua e la pampa Argentina, dove resistettero a molti tentativi dell’Impero Inca tesi ad assoggettarli. Il gruppo Cores da Bahia del Brasile, sarà un’onda emozionale interpretata da artisti circensi e da ballerine, che si preparano a Bahia in uno spazio ricavato nella Pousada Wiktoria e che rappresenteranno uno spettacolo per salvare la maggior foresta del pianeta.

Fra cultura e diritti

Il 16 luglio è stata organizzata una Conferenza Magistrale sul tema “La visione dei vinti della Conquista del Messico” nell’anno del V Centenario dell’arrivo di Hernàn Cortés, a cura del professore Antonio Aimi dell’Università degli Studi di Milano. Aimi è un americanista che lavora all’interpretazione delle fonti delle culture precolombiane nell’area di intersezione di diverse discipline (antropologia, storia, storia della letteratura, estetica). Dopo una prima ricerca di etno-medicina in Perù, ha studiato i reperti amerindiani delle collezioni eclettiche del XVI-XVII secolo, ha avuto la curatela di mostre etnografiche e archeologiche, ha studiato il linguaggio figurato delle sculture delle culture protoclassiche del Messico occidentale e i problemi posti recentemente in Europa dal ripensamento dei musei di etnografia e di arte. Fra i relatori Eva Chuquimia Mamani, console generale della Bolivia, illustrerà il programma che stanno portando avanti i governi per proteggere i diritti delle popolazioni indigene; Angel Polivio Gualán Gualàn, viceconsole generale dell’Ecuador, parlerà dell’Importanza delle lingue indigene per lo sviluppo, la pace e la riconciliazione. Maria Luisa Corno, esperta di storia del Guatemala, terrà una conferenza su “Le 22 lingue maya del Guatemala: origini, diversità e prospettive”.

                                                                                di Angela Bruno

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