Umberto Bossi ricandidato? La Lega in coro: “Se lui vuole, la porta è spalancata”

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Umberto Bossi ospite nella redazione di Malpensa24

Umberto Bossi, dal quale tutto è cominciato. “La Lega gli deve riconoscenza, se lui vuole sarà ricandidato alle prossime elezioni”. Poche righe rilanciate dalle agenzie per testimoniare come il Carroccio abbia sempre incondizionata considerazione per il suo fondatore, benché in questi anni sia finito ai margini del partito anche a causa dei suoi malanni fisici, non certo o soltanto per una questione anagrafica.

81 anni il prossimo 19 settembre, proprio in prossimità della scadenza dell’appuntamento con le urne, Bossi non ha mai perso il “vizio” della politica. Raccontano che durante la seduta di Palazzo Madama durante la quale il centrodestra ha negato la fiducia al governo, da Gemonio, dove abita il Senatur, sia partita una telefonata all’indirizzo di Giancarlo Giorgetti: “Quei due stanno facendo una cazzata, fermali”. Quei due sono Silvio Berlusconi e Matteo Salvini che, in scia ai Cinque Stelle, stavano per staccare la spina all’esecutivo di Mario Draghi. Non gli hanno dato retta, convinti com’erano di fare la cosa giusta, cioè tornare in anticipo al voto.

Eppure, Umberto Bossi ha inciso nella politica italiana per più di un trentennio, fin da quando, nel 1987, mise piede per la prima volta in Parlamento, destinazione Senato. Anni di battaglie sugli scranni di Palazzo Madama e poi di Montecitorio, anni di impennate tra la secessione e l’invenzione della Padania, tra Roma ladrona e le ampolle del “fiume sacro”, il Po. Poi Pontida e la dichiarazione d’indipendenza a Venezia, i centomila bergamaschi in armi e le tante, amare, pesantissime vicende giudiziarie. Un florilegio di eventi che lo hanno reso protagonista assoluto.

E adesso? “Se lui vuole sarà ricandidato” ribadiscono da via Bellerio dove Bossi ricopre il ruolo onorifico di presidente a vita della Lega. E dove rimarrà per sempre icona del partito oggi guidato da Matteo Salvini. Tra i due non c’è una grande affinità politica: l’aver abbandonato le battaglie per il Nord in favore di “prima l’Italia” non ha mai fatto presa su Umberto Bossi, che delle istanze del Nord è stato e probabilmente è ancora il principale portabandiera. Ma per lui vale il rispetto che si deve a un padre nobile, comunque imprescindibile. E allora, la candidatura è scontata. “Se lui vuole”. Magari in un collegio della provincia di Varese, dove è nato, vive e ha mosso i primi passi in politica. Certo, il taglio dei parlamentari rischia di provocare qualche malumore tra gli aspiranti a uno scranno romano. Resta il fatto che sulle chat del partito, i militanti si schierano in suo favore. E chi, isolato, osa porre l’accento sull’opportunità di schierare ancora il Senatur riceve in risposta una valanga di insulti. Bossi è Bossi, il resto delle chiacchiere stanno a zero.

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