Una provincia che sta bene, ma non troppo. La politica lo sappia

castellanza liuc index

Per Umberto Eco “se Dio esistesse, sarebbe una biblioteca”. In provincia di Varese l’iperbole dell’inarrivabile scrittore, filosofo e semiologo rischia di perdere significato o, a seconda della prospettiva, di assumerne uno negativo: è 100esima in Italia, su 107 province, per la diffusione delle librerie. Un dato che fa sensazione in un territorio che, al contrario, presenta un discreto indice di progresso sociale. Discreto in funzione della 28esima posizione a livello nazionale nelle conclusioni del Social Progress Index, progetto commissionato da Confindustria Varese a IEC, l’Institute Entrepreneurship and Competitiveness della Liuc di Castellanza. In altri termini, si tratta di un’analisi condotta con criteri scientifici sulla capacità del territorio di soddisfare i bisogni essenziali e di garantire salute e benessere.

A Varese e dintorni si vive bene o, se volete, abbastanza bene. Si frequentano poco i libri ma, a quanto pare, non si sta male. Sufficiente la condizione di diffuso benessere per essere soddisfatti? Bè, le considerazioni non possono eludere un altro dato: la carenza di opportunità. Lo studio indica “la bassa partecipazione elettorale dei cittadini, l’affollamento degli istituti di pena, l’offerta culturale, il livello dei giovani nelle amministrazioni comunali, l’accessibilità delle scuole”. Questioni a cui si sommano altri punti deboli come, ad esempio, l’assistenza medica di base.

Il quadro di riferimento non è dunque esaltante, merita un voto di sufficienza proprio per quella cifra di prosperità che sostiene la provincia, per i bisogni fondamentali che, per molti aspetti, sono assicurati; ma è anche un quadro che richiama nuovi impegni, che dice quanto ci sia ancora da lavorare per scalare la classifica. Una provincia ricca ma forse poco ambiziosa, con tante debolezze, che perde competitività e dinamismo. Che rischia di non essere più attrattiva. Cosicché, come sottolineato durante il dibattito nella serata di presentazione dei dati all’Università di Castellanza, “è necessario rafforzare le forze, prima ancora di compensare le debolezze”.

Questo è un po’ uno dei punti basilari: lo studio si rivela di capitale importanza per le classi dirigenti, a cominciare da quella politica, alla quale compete in prima istanza la responsabilità di far crescere la provincia di Varese. Le leadership locali dovrebbero leggere e, soprattutto, comprendere ciò che afferma il Social Progress Index. Prendere spunto per elaborare strategie che vadano al di là dei miseri obiettivi elettorali del momento (elezioni regionali), di programmi spesso disattesi, di azioni che puntano al ribasso per imperizia o, peggio, per sciatteria. Ma forse chiediamo troppo rispetto ad analisi che vanno a fondo dei problemi, che li affrontano con basi di assoluta autorevolezza, di alto livello.

L’auspicio e la sfida sono stati sottolineati anche da Roberto Grassi, presidente di Confindustria Varese, nel suo intervento d’apertura: “Il Social Progress Index della provincia di Varese offre suggerimenti e spunti sia alle istituzioni per le politiche di sviluppo, sia alle imprese nell’implementazione dei loro programmi di responsabilità sociale”. Appunto, in quanti raccoglieranno l’implicito invito?

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