«Masterplan, riapertura T2 e consumo di suolo: tante contraddizioni a Malpensa»

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Il 9 ottobre è comparso sulla stampa un articolo relativo alla riapertura del terminal 2 di Malpensa, dichiarata inevitabile dal Cuv, dove Sarah Foti, sindaco di Ferno e presidente di turno di tale Consorzio, esprime preoccupazione per le conseguenze sulla salute dei cittadini e sulla salvaguardia ambientale dimenticandosi che anche il suo Comune ha sottoscritto il patto d’intesa per l’aumento dei voli, quindi per la crescita dell’inquinamento atmosferico e del rumore, avvallando l’espansione di Malpensa di quei 44 ettari che distruggeranno un territorio di pregio naturalistico inestimabile, la brughiera di via Gaggio. Il Cuv ha favorito una falsa operazione di greenwhasing occultando gli effetti negativi sulla salute della popolazione. Chi ha mai visto aerei che non inquinano o che funzionano con l’idrogeno o con l’elettricità, di cui si ciancia da alcuni anni? Eppure c’è stata tanta pubblicità ingannevole su questo tema.

Va premesso che la riapertura del t2 rientra nelle scelte strategiche di Sea, gestore dell’aeroporto in relazione ai futuri profitti societari, basati sugli incrementi dei flussi aerei e non di certo sul rispetto dei territori limitrofi a Malpensa. Basandosi sulle dichiarazioni dell’amministratore delegato Brunini emerge che finalmente il terminal 2 viene definito “il vecchio aeroporto” da ammodernare. Sorge ulteriormente un’altra domanda, relativa agli investimenti che occorreranno per poter aprire in sicurezza il terminal 2 che versa davvero in condizioni disastrose.

Su tale struttura era stata avanzata da parte di Dario Balotta, presidente Onlit (Osservatorio nazionale liberalizzazione infrastrutture e trasporti) e responsabile trasporti Europa Verde, l’idea di un suo utilizzo in funzione della Cargo City, una proposta interessante e finanziariamente sostenibile per l’utilizzo di tale area a supporto della movimentazione merci, scongiurando definitivamente la distruzione della brughiera, avvallata con Protocollo d’Intesa siglato da tutti i Sindaci del Cuv. Eppure la proposta, fattibile o non fattibile, ma comunque da discutere, in nessun modo è presa in considerazione dai decisori politici e/o operativi. Anche su questo tema occorre un approfondimento in relazione al ruolo svolto da Regione Lombardia dal momento che stanno emergendo in tutta la loro drammaticità le ormai evidenti contraddizioni.

Regione Lombardia ha emanato da tempo una legge specifica in relazione al consumo di suolo e alla sua salvaguardia (Legge regionale n. 31 del 28 novembre 2014), fin qui nulla in contrario, anzi positivo per la nostra provincia, che risulta al quarto posto tra tutte le province italiane per consumo di suolo. Ma poi Regione Lombardia è lo stesso ente che promuove con vari interventi il consumo di suolo non rispettando quanto scritto nelle leggi da lei stessa sancite, volutamente ignorandole. Il problema maggiore e di forte rilevanza è che in una situazione ambientale legata ai cambiamenti climatici in corso, ci si ostina ad applicare modelli di sviluppo superati da tempo e di alta criticità che non considerano in modo adeguato l’ambiente e non stimano i costi derivanti dagli investimenti di opere impattanti in un territorio ormai saturo. Ciò questo dovrebbe far riflettere i decisori di queste scelte attuative che si tradurranno in rischi per tutti.

Uni.Co.Mal

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