Malpensa, contro-proposta al Masterplan: «Una Cargo City al posto del T2»

Dario Balotta, presidente di Onlit

MALPENSA – Se per il consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle, Roberto Cenci, la posizione è netta, «la brughiera non si tocca», c’è chi rilancia e mette sul tavolo una proposta che punta a stravolgere tutto: «Abbattere il Terminal 2 e realizzare al suo posto una Cargo City». Lo ha detto Dario Balotta, presidente di Onlit, questa mattina – 7 maggio – al convegno promosso da Unicomal e da un lungo elenco di associazioni ambientaliste in sala Giovanni Paolo II a Somma Lombardo.

«Giù il T2, su la Cargo City»

Al centro, Malpensa. Il suo futuro, a oggi, ruota intorno alle trattative che le amministrazioni locali stanno portando avanti col gestore aeroportuale e con Regione Lombardia per provare a contenere l’espansione della Cargo City. Le associazioni giocano la loro partita, fermo restando che tutelare il territorio e la salute di chi lo vive è un tema non secondario allo sviluppo, anzi. Ora, arriva la contro-proposta firmata Balotta: «L’unica seria e sostenibile possibilità per realizzare una seconda Cargo City è di costruirla sull’attuale sedime aeroportuale», dice. L’idea: «Abbattere il terminal 2 che è obsoleto, non più funzionale, ora in uso solo per il servizio passeggeri delle compagnie low cost e che Sea vorrebbe tenere chiuso fino al 2026». Insomma, «per continuare a utilizzarlo sarebbe necessario un profondo restyling». Una soluzione, quindi, che non solo «ottimizzerebbe l’uso dell’area, anche per i movimenti a terra degli aerei e per l’accesso alle piste». Ma «renderebbe inutile il collegamento ferroviario T2-Gallarate». E ancora: «Con la trasformazione i passeggeri verrebbero inglobati nel t1, costituendo una razionalizzazione delle operazioni aeroportuali con un forte risparmio dei costi di gestione e un aumento della produttività».

Il consumo di suolo

Nei panni di esperto ambientale, il consigliere regionale Cenci si è concentrato sul consumo di suolo. Numeri che sommati si traducono in «una quantità enorme: in Lombardi perdiamo oltre 700ettari”. Chiaro anche sul Masterplan: «Non siamo contrari in modo assoluto, vogliamo che si faccia un lavoro compatibile con l’ambiente». Sì, perché «qui c’è una brughiera che è unica in Italia, cresciuta in migliaia di anni. Inoltre, ci sono alcune specie di farfalle che vivono solo in questo luogo. Perché devo privare la mia nipotina di poterle vedere?».

Trovare una mediazione

Diversi i relatori che hanno preso parte al convegno. Come Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia: «Insistiamo su un territorio fragile, compromettendolo. Perdiamo identità: tutti gli organi oggi propendono per mandare avanti tutto perché vince l’economia. Si trovi una mediazione, ci sta fare la lotta ma è necessaria individuare qual è il punto di caduta per provare a dare una svolta. Il mondo è cambiato». Presente anche Walter Girardi Cattaneo, di Via Via Gaggio: «Non si vuole dire no al Masterplan, ma no all’espansione così. Ci sono alternative che continuiamo a proporre, perché questo progetto è pensato con logiche da anni Ottanta. I tempi sono cambiati e bisogna fare dei cambi anche nei meccanismi. L’unico no ideologico è di Sea che non vuole prendere in considerazione una collocazione diversa».

Malpensa, il Masterplan, gli obiettivi

Più tecnico l’intervento dell’architetto Jimmy Pasin sull’infrastruttura urbanistica. «È pensabile che il Masterplan si faccia senza consumare altro spazio? Sì». Intanto perché «le previsioni di studio sull’impatto ambientale di Sea sono fatte in modo eccessivamente positivo, che si sviluppa su una linea che va dal 2011 al 2018, il punto massimo di crescita». Poi, sul cargo, «sembra, per assurdo, che Malpensa si mangi tutto, non è accettabile». Fino al rapporto con gli altri aeroporti: «Malpensa occupa uno spazio pari ad alcuni fra i più grandi d’Europa». Gli obiettivi di Unicomal li ha riassunti a margine il coordinatore Massimo Uboldi. Ovvero: «Raggiungere una connessione tra cittadini e associazioni con le amministrazioni». Ma soprattutto, come ampiamente ribadito, «chiediamo che venga rifatto il Piano d’area e una Vas».

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