Varese, 240 alberi ostruiscono il sentiero del forte di Orino. Lavori pronti a partire

varese campo dei fiori forte orino

VARESE – Poco più di un mese per liberare l’ultimo tratto del sentiero 1 al Campo dei Fiori. Partirà settimana prossima l’intervento di rimozione delle oltre duecento piante che da ormai cinque mesi rendono di fatto impraticabile la strada militare che dal belvedere al di sotto dell’osservatorio astronomico porta fino al Forte di Orino. Uno dei tracciati più noti dell’intero parco, frequentato ogni anno da innumerevoli varesini e turisti. Nella notte tra il 2 e il 3 ottobre scorsi, però, una tromba d’aria e forti piogge causarono la caduta di migliaia di piante in tutta la montagna, diverse delle quali proprio sul sentiero.

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Pronti a far partire i lavori

«Il cantiere – spiegano dall’ufficio forestale del Parco Campo dei Fiori – comincerà con tutta probabilità lunedì 8 marzo e dovrebbe durare complessivamente 45 giorni. L’intervento, però, riguarderà nella seconda parte anche il sentiero 19; per quanto riguarda l’1, invece, dovrebbe essere ultimato nel primo mese. Saranno rimosse 240 piante cadute lungo la strada, che sarà così riaperta a tutti gli effetti, verranno portati via i ceppi e sarà effettuata una idrosemina per ricostituire la vegetazione a livello di specie arboree. L’area di lavoro sarà chiusa con delle transenne e liberata di volta in volta, mentre dovrebbe rimanere sempre aperto l’anello che, tra sentieri 1 e 7, permette di raggiungere la Punta di Mezzo».

La situazione attuale

Alberi lungo il tragitto, da scavalcare o a cui passare sotto. Una vera e propria gimcana lungo cui si può trovare, appesa a un tronco e a pochi centimetri dal terreno, anche la catena di una motosega rotta nel tentativo di liberare la strada. All’inizio, poco dopo la tromba d’aria, il percorso era chiuso da nastri di bindella. Ora di questi ultimi resta solo qualche traccia, mentre per notare il cartello formato A4 che indica la chiusura del percorso proprio all’imbocco del belvedere occorre parecchia attenzione. Così lungo il tragitto si potevano incontrare nel fine settimana anziani, famiglie, persino passeggini.

«Sapevamo – le parole dell’ente Parco – che in cima sarebbe stato complesso far osservare la chiusura. Anche per quanto riguarda il periodo di cantiere si sta valutando cosa fare nei sabati e nelle domeniche, ma con tutta probabilità il divieto d’accesso, escluso l’anello della Punta di Mezzo, sarà totale».

Difficoltà burocratiche e non solo

«Il primo elemento critico – spiega l’ufficio forestale – è capire di chi è non solo la titolarità della strada ma anche quella delle aree adiacenti. Quasi la totalità dei boschi del Campo dei Fiori, infatti, appartiene a privati cittadini. Se i loro alberi cadono sul percorso, chi deve intervenire? Il sentiero 1 è una strada militare di proprietà del demanio, ma inserita nella rete del catasto di Regione Lombardia. Se ne occupa quindi il Parco, ma tante volte, quando si ha a che fare con i privati delle zone attigue, è difficile recuperare i contatti e, così, il meccanismo si inceppa».

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La riapertura del sentiero è legata alla riconversione di un progetto che aveva all’inizio finalità differenti. «Quest’ultimo – le parole dei tecnici – era già sovvenzionato e appaltato e, pertanto, era il percorso più rapido da seguire. Poi quando uno interviene può avere due approcci differenti: il primo è quello di tagliare i tronchi, liberare il passaggio ma lasciare le ramaglie in loco. Il secondo, invece, punta a una vera e propria riqualificazione della strada nel suo insieme ed è quello che verrà seguito».

Il futuro delle oltre 10mila piante cadute nel bosco

Molto più complesso il discorso per quanto riguarda le aree boschive esterne al sentiero che, con la tromba d’aria, hanno subito ingenti danni. «Parliamo – concludono dall’ufficio forestale – di 10, 12, 15mila piante cadute o comunque su cui è necessario intervenire. Il tratto più complesso è quello in fondo, tra i Comuni di Comerio e Gavirate. È difficile anche fare una stima precisa e stiamo facendo una serie di ragionamenti per capire i costi dell’operazione. Tutto è legato al valore del legno, che però più resta a terra e più si svaluta. Senza contare che alcune piante erano malate e, pertanto, il loro esbosco potrebbe non consentire un recupero economico. In ogni caso viviamo in un territorio dove la filiera del legno è presente e particolarmente viva e stiamo capendo come valorizzare il tutto. Ogni decisione, comprese ovviamente quelle sul sentiero 1, verrà comunicata dal Parco in modo tempestivo».