Varese, al presidio anche l’infermiera che vive in hotel da quando lavora nei Covid

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VARESE – «Da quando lavoro in Terapia intensiva in questa pandemia sono andata a vivere in hotel per proteggere me stessa, ma soprattutto la mia famiglia». E’ la testimonianza di Tatiana Irmici, infermiera dell’Asst Sette Laghi che ben inquadra la condizione e i sacrifici di chi lavora nei reparti “sporchi”, perché così vengono battezzate le aree Covid nei nosocomi. Irmici si ferma qui. E anche alle domande della stampa che chiedono di avere qualche informazione in più su come è cambiato il suo lavoro, risponde con un gentile ma fermo: “Non posso parlare“.

Il presidio e le rivendicazioni

Delle condizioni dei lavoratori, ma anche Della carenza di personale in corsia e nei reparti, ai turni di lavoro che la pandemia rende massacranti. Senza dimenticare il contratto nazionale da rinnovare «rispetto al quale è stata fatta una proposta inaccettabile prima ancora di sederci al tavolo» e le critiche per la scelta di mandare team medico infermieristici a operare nell’ospedale di Milano Fiera, «quando è nei nostri ospedali che ci sarebbe necessità di maggiori forze professionali». Sono queste le principali tematiche, sulle quali gli esponenti provinciali delle principali sigle sindacali della provincia hanno voluto porre l’attenzione durante il presidio che si è tenuto oggi, venerdì 12 novembre, davanti al vecchio ingresso dell’ospedale di Circolo.

Erano presenti: Stefania Filetti, segretario generale dalla Cgil di Varese, Antonio Massafra, segretario generale Uil Varese, Marco Contessa, segretario confederale Cisl dei Laghi, Lorenzo Raia, segretario della Uil Fpl provinciale e Gianna Moretto, segretario funzione publica Cgil.

Tutti concordi nel rivendicare, nella giornata di mobilitazione nazionale, maggior sicurezza, «che non può essere ridotto alla semplice fornitura di dpi. Sicurezza per i lavoratori delle Asst Sette Laghi e della Valle Olona significa anche ridurre la pesante carenze di personale e mettere medici e infermieri nelle condizioni di affrontare al meglio questa emergenza», hanno spiegato i rappresentanti sindacali.

Gli organici ridotti e sottodimensionati «è un problema atavico rispetto al quale ci stiamo battendo da anni. Ma nessuno da risposte. Ciò significa trasformare l’emergenza in un dramma come del resto stiamo assistendo», sottolinea Gianna Bonetto.

Oltre a considerare la questione contagi, «perché – sottolineano tutti – non dobbiamo dimenticare che medici e infermieri si contagiano. E i numeri anche in questo caso non sono certo ridotti e vanno a gravare, non certo per colpa di chi si ammala, sull’intero sistema».

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