Varese, si era fatta adottare per l’eredità: condanna a 3 anni per la badante infedele

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VARESE – E’ stata condannata a 3 anni Claudia C., badante tradatese a processo con le accuse di circonvenzione di incapace, maltrattamenti e sequestro di persona. Il giudice del Tribunale di Varese Rossana Basile ha accolto la richiesta del pubblico ministero Arianna Cremona sposando in toto la linea della parte civile rappresentata dagli avvocati Tiberio Massironi, Romana Perin e Monica Alberti. 

Non una persona ma un oggetto

Una condanna, quella arrivata oggi, venerdì 19 febbraio, molto attesa visto l’importante valore sociale assunto da questo processo. Che ha affrontato una problematica di strettissima attualità per milioni di famiglie: l’esigenza, sempre più frequente, di dover affidare un proprio congiunto in fragili condizioni alle cure di terzi. Figure professionali che devono essere degne di fiducia e che, la sentenza di oggi lo dimostra, devono essere consapevoli che comportamenti lesivi hanno delle conseguenze. Il punto è stato riassunto in sede di discussione dall’avvocato Massironi: «Comportamenti simili sono possibili se chi lo compie smette di guardare all’altro come a una persona, iniziando a trattarlo semplicemente come un oggetto».

I fatti contestati

I fatti contestati risalgono al 2016. Quando la donna inizia a lavorare per Damiano Ferioli, l’anziano ex sindaco di Gornate Olona oggi deceduto, che necessitava di assistenza dopo un ricovero in ospedale a causa di patologie importanti. In quell’occasione gli viene anche diagnosticato un deficit cognitivo e il fatto è rilevante in seno al processo in corso. Le banche hanno iniziato a registrare, e poi a segnalare ai famigliari, delle anomalie per un ammontare complessivo di 41mila euro prelevati in 7 mesi da un uomo che prima dell’arrivo della badante prelevava al massimo mille euro ogni mese per le spese giornaliere. Nei mesi la donna sarebbe arrivata anche a cambiare le serrature di casa per impedire ai famigliari dell’anziano di controllare la situazione impedendogli di fatto di uscire o contattare i propri cari. A quel punto partono le denunce e il Tribunale di Varese nomina un amministratore di sostegno: l’anziano viene dichiarato incapace. Ed è in quel momento che si scopre che la badante, assistita da un avvocato oggi deceduto, a novembre 2016, ovvero un paio di mesi dopo aver iniziato l’assistenza, aveva avviato le pratiche per essere adottata.

Adozione da cancellare

Oggi in sede penale il giudice ha riconosciuto la colpevolezza della badante condannandola per tutti i capi di imputazione (l’accusa di sequestro di persona è stata compresa nei maltrattamenti) e rinviando le parti in sede civile per la quantificazione del risarcimento. La vicenda proseguirà: certo il ricorso in Appello dell’imputata. Mentre in sede civile sarà avviato il procedimento per l’annullamento della procedura di adozione.

Varese, si fa adottare dall’anziano che assiste per l’eredità: badante a processo

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