Varese, adottata per l’eredità: chiesti 3 anni e 4 mesi per la badante infedele

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VARESE – Badante “infedele” a processo: il pubblico ministero Arianna Cremona ha chiesto oggi, mercoledì 27 gennaio, una condanna a 3 anni e 4 mesi per Claudia C., tradatese, accusata di circonvenzione di incapace, sequestro di persona e maltrattamenti in danno Damiano Ferioli, l’anziano ex sindaco di Gornate Olona oggi deceduto, che la donna assisteva. Davanti al giudice del Tribunale di Varese Rossana Basile il pm ha anche chiesto che all’imputata non vengano riconosciute le attenuanti generiche.

No alle attenuanti generiche

L’udienza è stata quindi aggiornata al 19 febbraio quando discuteranno le parti civili rappresentate dagli avvocati Tiberio Massironi, Romana Perin e Monica Alberti, e la difesa della badante sotto accusa. Nella stessa giornata è attesa la sentenza di un processo che ha un altissimo valore sociale visto il ruolo sempre più importante che la figura della badante riveste in milioni di famiglie italiane e non solo. A loro le famiglie si affidano per un aiuto nella cura dei loro affetti più fragili.

Prelievi sospetti e serrature cambiate

I fatti contestati oggi risalgono al 2016. Quando la donna inizia a lavorare per Ferioli che necessitava di assistenza dopo un ricovero in ospedale a causa di patologie importanti. In quell’occasione gli viene anche diagnosticato un deficit cognitivo e il fatto è rilevante in seno al processo in corso. Nei mesi le banche hanno iniziato a registrare, e poi a segnalare ai famigliari, delle anomalie per un ammontare complessivo di 41mila euro prelevati in 7 mesi da un uomo che prima dell’arrivo della badante prelevava al massimo mille euro ogni mese per le spese giornaliere. Nei mesi la donna sarebbe arrivata anche a cambiare le serrature di casa per impedire ai famigliari dell’anziano di controllare la situazione impedendogli di fatto di uscire o contattare i propri cari. A quel punto partono le denunce e il Tribunale di Varese nomina un amministratore di sostegno: l’anziano viene dichiarato incapace. Ed è in quel momento che si scopre che la badante, assistita da un avvocato oggi deceduto, a novembre 2016, ovvero un paio di mesi dopo aver iniziato l’assistenza, aveva avviato le pratiche per essere adottata.

L’incapacità della vittima

La donna sentita in aula lo scorso 15 gennaio ha detto che a fronte della sua volontà di andarsene e di cambiare lavoro l’anziano si era offerto di “sistemarla” adottandola per impedirle di lasciarlo. C’è però la testimonianza del professor Nicola Poloni, consulente di parte che ha spiegato come già nel 2016 Ferioli non fosse assolutamente in grado di compiere atti o azioni anche molto semplici. Figuriamoci il dare mandato a un avvocato (quello di fiducia dell’imputata) di avviare le pratiche per l’adozione della donna, così come sostenuto da accusa e parti civili.

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