Legnano, dal cantiere sull’Olona spuntano i resti di un mitra di almeno 60 anni fa

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LEGNANO – Nel bene o nel male, le acque dell’Olona a Legnano riservano continue sorprese. Dopo la rinascita della fauna ittica, tanto inattesa quanto copiosa, oggi, venerdì 19 febbraio, dal fondo del fiume è stato ripescato nientemeno che un mitra di almeno 60 anni fa. L’arma, trovata casualmente dagli operai che lavorano per installare la turbina all’altezza del ponte di via Pontida, è stata subito identificata dagli esperti come un Moschetto Automatico Beretta modello 1938, meglio noto con la sigla Mab 38, che fu in dotazione alle forze armate italiane nella seconda guerra mondiale e poi a queste e alle forze di polizia fino agli anni 70. Di eccellente fattura e prodotto fino all’inizio degli anni 60, il mitra fu apprezzato dai tedeschi che ne impiegarono numerosi esemplari sottratti in caserme e depositi militari dopo l’8 Settembre, ma impiegata anche dai partigiani, che se ne impossessarono nello stesso modo. Come prevede la legge, l’arma, che giaceva nascosta presso il salto che il fiume compie in quel tratto, è stata consegnata ai carabinieri. Come si vede nella foto, consumate dal tempo e dall’azione delle acque (comprese le sostanze che in passato vi erano disciolte in abbondanza…) le parti in legno come il calcio e il caricatore, del mitra è rimasta parte della canna in metallo e poco altro.

Crespi: «Era a 5 metri dalla nostra turbina»

«Il mitra era a 5 metri dalla turbina – racconta a Malpensa24 l’ingegnere Rolando Crespi, uno dei due soci dell’azienda legnanese N.R.J. srl che lavora all’installazione dell’impianto di produzione di energia idroelettrica in via Pontida – incastrato in uno spuntone sul fondo dell’alveo. L’hanno trovato gli operai facendo pulizia, l’hanno rimosso e portato su. Ho subito chiamato i carabinieri che sono venuti a portarlo via». Il “moschetto automatico” non era ovviamente funzionante, ma sorprende che sia rimasto lì, non visto, sul fondo del fiume forse per più di 70 anni. «Per me risale alla guerra – osserva Crespi – A quei tempi era un’arma molto funzionale, usata anche dai partigiani. Certo, pensare che sia rimasta ferma lì da così tanto tempo fino a quando siamo arrivati noi a fare pulizia, lascia senza fiato. Il legno non c’era più, ma il ferro è arrugginito solo in superficie, formando una sorta di pellicola protettiva dell’interno: questo perché l’arma è rimasta sempre in acqua, se si fosse alternata tra asciutto e acqua si sarebbe conservata peggio». Le operazioni di pulizia collegate al cantiere hanno fatto emergere anche altro. «Ci sono tante cose che sono state buttate anche di recente e portate dalle piene, dai pezzi di lavatrici ai copertoni. Ma un mitra d’epoca è un ritrovamento decisamente inconsueto».

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