Pandemia e caro materie prime, road map di Confapi Varese per uscire dalla crisi

varese confapi materie prime 01

VARESEPer affrontare le nuove sfide dell’economia, dalle ricadute della pandemia all’utilizzo dei fondi pubblici stanziati per ripartire, alle piccole e medie imprese è necessario un cambio di mentalità: alla capacità di fare business va affiancata una maggiore attenzione agli aspetti gestionali. È questo il monito lanciato da Anna Maria Arcari nel webinar “Dalla crisi pandemica alla crisi delle materie prime”: durante l’incontro organizzato da Confapi Varese mercoledì 23 giugno, e moderato dal giornalista Andrea Della Bella, la docente di Economia dell’Università dell’Insubria ha delineato con Marco Tenaglia, presidente provinciale dell’associazione, una road map per uscire da una crisi che ha radici precedenti all’arrivo del Covid.

“Qualche precauzione per l’avvenire”

Come spiegato nell’introduzione da Piero Baggi, direttore di Confapi, l’obiettivo dell’appuntamento era non solo offrire una disamina degli elementi di debolezza strutturale delle Pmi ma anche delle possibilità di dare risposte attraverso modelli o interventi legislativi, soprattutto alla luce dell’elemento di maggiore preoccupazione: l’aumento dei costi delle materie prime.
“Si tratta di approfittare della situazione per prendere qualche precauzione per l’avvenire”», ha esordito Arcari con una battuta di Indro Montanelli illustrando i dati della ricerca che ha posto sotto la lente le Pmi di un comprensorio imprenditoriale delle Marche.
«Se un’azienda decide di crescere, occorre capire se il progetto può portare a uno sviluppo reale; è necessario consolidare del suo patrimonio, con una posizione competitiva ben visibile. Non si può fare a meno della capacità intuitiva dell’imprenditore: spesso è però carente sulle competenze gestionali, considerate meno importanti di quelle che riguardano produzione e commercializzazione. Il passaggio generazionale può anche essere un’opportunità per portare in azienda un giovane che ha avuto la possibilità di formarsi dal punto di vista manageriale».

varese confapi materie prime 04

«Numeri che fanno accapponare la pelle»

«Quando muoiono quasi 300 aziende in un anno è evidente che la situazione è molto grave», ha continuato Arcari. «Nel 2019 stavamo finalmente rialzando la testa dalla crisi del 2007 ma nel 2020 ci siamo scontrati con la pandemia, che ha provocato la recessione più grave dal secondo conflitto globale». Una diminuzione del 3% del Pil globale, una caduta del commercio internazionale del 9%, il 10% della popolazione mondiale in povertà estrema – con un incremento di oltre 100 milioni nell’ultimo anno – e interventi per oltre 16mila miliardi di dollari per sostenere sistemi sanitari, famiglie autosufficienti e tenere in vita le aziende «sono numeri che fanno accapponare la pelle. Però voglio lanciare una provocazione: la crisi non è causata solo da fattori esogeni e dalla pandemia, ma anche da sistemi di gestione inadeguati. Spesso le aziende che non hanno dato importanza al dato economico – prive cioè di piani, budget, previsioni di cassa, contesto organizzativo – sono quelle crollano per prime».

Saper cogliere i segnali di uno stato alterato

«Il business va gestito, occorre acquisire competenze di management», ha ribadito Arcari. «Non bisogna aver paura dell’alternarsi delle crisi, perché fanno parte del ciclo di vita di un’azienda, tra successi e situazioni più difficili. Possono avvenire per cause esterne ma spesso ce ne sono anche interne: è necessario saper cogliere i segnali di uno stato alterato prima che si manifesti in modo non più curabile».
Uno spiraglio di luce è giunto dalla riforma del codice fallimentare, che ha predisposto una fase di allerta, in base a una serie di indicatori economico-finanziari alimentati dai dati di bilancio e un apposito organismo di composizione della crisi: «L’imprenditore ha il dovere di darsi un adeguato assetto organizzativo, è forse la prima volta che si introducono elementi di management. È importante diffondere una consapevolezza e sensibilità riguardo alle informazioni economiche perché misurano le conseguenze delle decisioni che vengono prese».

varese confapi materie prime 05

Le cause dell’aumento dei costi

In un momento in cui è fondamentale ripartire sono lievitati i costi delle materie prime con rincari, rispetto allo scorso anno, del 70% per i materiali ferrosi e di un valore tra il 150% e il 700% per i polimeri. Tra le cause la forte domanda da parte della Cina per la ristrutturazione, una contrazione della produzione, carenze nella logistica fino a fattori meteorologici – sulla filiera dell’etilene ha inciso un inverno molto rigido – e speculazioni.
«Il discrimine vero sarà il prossimo autunno. Per valorizzare le risorse del Recovery Fund dovranno esserci condizioni di normalità, in modo da evitare situazioni di oligopolio», ha ricordato Tenaglia. «Le aziende del territorio coinvolte sono soprattutto quelle del settore manifatturiero. Il 50% delle nostre associate ha problemi di approvvigionamento e le maggiorazioni dei costi delle materie prime rischiano di annullare le marginalità. Questo nuovo “Piano Marshall” è un’occasione per cambiare il nostro sistema imprenditoriale, ma le difficoltà emerse possono limitare la capacità di coglierla».

Il bilancio e lo stato di salute dell’azienda

Le soluzioni prospettate comprendono attività antitrust e tavoli permanenti di monitoraggio che riuniscano pubblica amministrazione, mondo della produzione e accademico. «A questi “paracaduti” aggiungerei un altro soggetto: quello finanziario», ha osservato Arcari. «Vedo il problema dal punto di vista gestionale, l’incremento dei costi delle materie prime genera una situazione di tensione finanziaria. Che le banche ritornino a fare le banche: tendono più alla loro solidità patrimoniale che a supportare gli imprenditori. Oggi è tutto spersonalizzato: o dai garanzie o non sei affidabile e la capacità in tal senso delle Pmi è ora ridotta, bisogna negoziare delle condizioni che ne tengano conto, mettere in moto un apposito meccanismo di affidamento. Il bilancio va fatto, lo impongono il codice civile e la legge fiscale; ma è la fonte primaria di informazioni che possono aiutare a diagnosticare lo stato di salute di un’azienda, senza dover aspettare l’intervento del commercialista».

Dalola (Confapi Lombardia): «Vaccinazioni in azienda per non fermare la ripresa»

varese confapi materie prime – MALPENSA24