Dalola (Confapi Lombardia): «Vaccinazioni in azienda per non fermare la ripresa»

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VARESEVaccinazioni in azienda, un cavallo di battaglia per Confapi. Al punto che l’associazione ha sottoscritto un accordo su base regionale anticipando di qualche giorno l’intesa nazionale tra governo e associazioni di categoria.

Il miglior ristoro per imprenditori e lavoratori

«Il vaccino continua a essere il miglior ristoro per i nostri imprenditori e lavoratori. Portare le vaccinazioni nelle aziende significa da un lato rendere i posti di lavori più sicuri, dall’altro garantire la continuità lavorativa e quindi non interrompere i segnali positivi di ripresa registrati nel primo trimestre del 2021». Chi parla è Delio Dalola, presidente regionale di Confapi (nella foto qui sopra con Marco Tenaglia, presidente di Confapi Varese), che conta una rete capillare di sedi territoriali che si traducono in oltre 84 mila aziende associate per circa un milione di lavoratori. Ognuna delle quali ha un filo diretto con la struttura regionale di Confapi e quella nazionale guidata da Maurizio Casasco.

Presidente Dalola, in queste settimane Confapi ha tenuto una posizione decisa sulle vaccinazioni in azienda fino ad arrivare a sottoscrivere prima un accordo regionale e poi nazionale. Quanto è importante questo risultato?
«Le vaccinazioni in azienda è un tema sul quale abbiamo spinto molto e chiesto su tutti i tavoli istituzionali di arrivare a un accordo fondamentale per la ripresa delle attività e per garantire la sicurezza. Degli imprenditori, dei lavoratori e, più in generale, dei posti di lavoro. Sul tema ci siamo differenziati nel chiedere che nelle imprese venissero vaccinati i lavoratori coinvolgendo figure interne come il medico competente».

Come si raggiunge un obiettivo così importante?
«Abbiamo potuto raggiungerlo perché Confapi, al pari delle altre associazioni di categoria, è un soggetto istituzionale che ha il diritto partecipare ai tavoli dove si raggiungono e si firmano gli accordi regionali e nazionali a vantaggio delle piccole e medie imprese che rappresentiamo in tutte le sedi».

Ora la sfida è la vaccinazione di massa, ma non ci si può dimenticare dei mesi di lockdown e di come la crisi sanitaria abbia avuto conseguenze anche a livello economico. I dati che ha in mano cosa dicono?
«In questo anno di pandemia ci sono stati settori produttivi che hanno registrano dati in controtendenza rispetto alle difficoltà incontrate da altri comparti del tessuto economico. E altri settori che stanno un soffrendo, come il tessile. Nel primo trimestre 2021 c’è un segnale di ripresa. Ma non possiamo non registrare che questa fase è condizionata e frenata dall’aumento del costo delle materie prime, in alcuni casi fino al 40% e dalla difficoltà di accedere a nuove linee di credito da parte delle aziende».

Il credito e la difficoltà degli imprenditori ad aprire nuove linee per avere denaro fresco da investire è uno dei problemi attuali. Quali sono gli strumenti che l’associazione mette in campo per i propri associati?
«La prima cosa che vorrei sottolineare è che Confapi, in questo anno di pandemia è sempre stata presente e al fianco degli imprenditori. Anche sul delicato tema del credito bancario. Come Confapi Fidi, di cui Marco Tenaglia (presidente di Confapi Varese) è membro del comitato esecutivo, facciamo da garanti presso gli istituti bancari per la concessione del credito. Necessario per non interrompere il trend di ripartenza registrato».

Ripartenza che significa anche cambio passo. In modo particolare su digitalizzazione e internazionalizzazione. È così?
«Questi sono due pilastri dell’impresa del domani. Futuro questa pandemia ha accelerato ed è già presente. Ma per agevolare la digitalizzazione e l’internazionalizzazione delle nostre imprese è fondamentale la formazione del personale, una leva importante per favorire lo sviluppo. In tutte le nostre sedi territoriali abbiamo messo a disposizione delle aziende un’offerta formativa importante e che va proprio in questa direzione».

Formazione che devono procedere di pari passo con le politiche attive.
«Vero. E sui tavoli regionali stiamo lavorando per far sì che le politiche attive abbiano una ricaduta positiva anche sulle piccole aziende. Perché, per quanto riguarda le piccole realtà produttive, l’impatto sociale e mediatico è inferiore rispetto alle grandi realtà, ma l’importanza della tutela del lavoro è comunque di fondamentale importanza. Anzi sono proprio le piccole realtà che necessitano di essere supportate poiché a volte si perdono nel mare magnum della burocrazia, che ha effetti negativi sulla riqualificazione professionale e quindi a cascata sull’intera filiera lavorativa ed economica».

Diamo uno sguardo al futuro: su quali temi Confapi ha centrato obiettivi importanti per il sistema produttivo?
«Mi limito a citarne due. Uno legato all’economia circolare e alle politiche economiche green. Argomento di grande attualità all’interno del dibattito nazionale che poi bisogna tradurre nella pratica. In questo caso abbiamo sposato una progettualità per il recupero di un particolare tipologia di un rifiuto speciale. L’altro tema è quello legato alla Plastic Tax. Confapi, tramite Unionchimica, ha messo sul tavolo del governo i nodi ancora da sciogliere e secondo le ultime indiscrezioni la Plastic Tax dovrebbe venire spostata a gennaio 2022».

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