Varese, l’ala sinistra del Pd con Schlein: «Scissione? No, con Elly partito più forte»

Da sinistra: Yildiz, Schlein e Dimaggio

VARESE – L’ala sinistra del Pd, quella che chiede «un partito più radicale» e vuole un leader «che rimetta al centro tutti quei temi che da anni abbiamo abbandonato» riempie la Sala Montanari e accoglie Elly Schlein, candidata e, prima avversaria di Stefano Bonaccini, alla segreteria nazionale dei dem.

Il peso delle quote rosa per la Schlein

Sul palco, questa sera (domenica 15 gennaio) c’è un tavolo tutto di donne. Quelle che stanno muovendo le leve del Comitato Schlein in provincia di Varese. Ci sono la consigliera comunale di Varese Helin Yildiz, coordinatrice del Comitato, la gallaratese Anna Zambon che parla della necessità «di un Pd più radicale perché ne abbiamo bisogno noi e il Paese»; la consigliera di Saronno Lucy Sasso, quella di Malnate Cecilia Carangi e l’assessore a Palazzo Estense Rossella Dimaggio. Sono intervenuti anche il segretario provinciale Gd Michelangelo Moffa, il cittadino Luca Carignola e Maria Grazia D’Amico, consigliere civica di Progetto Concittadino. E poi arriva la Schlein e la sala la saluta con lunghissimo applauso.

In sala sono presenti il sindaco Davide Galimberti, uno dei padri nobili dei dem come Giuseppe Adamoli, il consigleire regionale Samuele Astuti, i consiglieri comunali Giulia Mazzitelli, Dino De Simone, il vice segretario provinciale Alice Bernardoni e tanti referenti di circoli locali della provincia.

Con Elly si cambia ma non si rompe

E lei contraccambia. Ringrazia a mani giunte, prende posto sul palco e poi tira dritto. Un discorso di sinistra che nel Pd non si sentiva da tempo. Di sinistra perché è la stessa Schlein a dire che «non è vero che destra e sinistra sono categorie che non esistono più. Noi siamo differenti da chi ha governato la Lombardia negli ultimi 28 anni e dalle destre che oggi governano il Paese».

30 minuti fitti fitti in cui Elly Schlein illustra di fatto il suo programma e la volontà di rivoltare come un calzino il partito. Fioretto e sciabola contro il gruppo dirigente: «Serve una guida nuova e una nuova classe dirigente. Basta con i soliti tre o quattro che si chiudono in una stanza per a fare le liste». E poi i temi: dalla sanità, «bisogna rafforzare quella pubblica»; alla scuola e «al diritto di accesso a un’istruzione pubblica di qualità». Senza dimenticare l’emergenza abitativa «causata qui in Lombardia da una gestione scellerata di Aler. Le case ci sono, sono vuote, assegniamole». E poi la battaglia politica alle destre, che «in Lombardia governano da 28 anni e che al governo in pochi mesi hanno già fatto capire di che pasta sono fatte».

Stop alle larghe intese. Al governo quando si vince

Chi ha scelto la Schlein per la fermezza, chiarezza e radicalità non è rimasto deluso. Insomma il cuore a sinistra del Pd batte per lei. «Ma – dicono tutti – l’obiettivo non è creare una frattura nel partito, ma renderlo ancora più forte». Per risalire nel consenso e vincere le elezioni. «Io sono contraria alle larghe intese – ha concluso la Schlein – Non bisogna restare al governo a tutti i costi come è capitato negli ultimi anni. Al governo ci andremo quando torneremo a vincere le elezioni. Il potere per il potere non serve al nostro Paese».