Varese land of tourism. O delle chiacchiere?

Dopo l’incontro che si è tenuto questa mattina, sabato 21, sul Colle di Biumo, dove, dal Governo in giù, era presente tutto il gotha governativo del Paese, della Regione, della Provincia e dei Comuni, a partire dal capoluogo, sul palco della sala conferenze della Napoleonica, la meno appariscente delle due Ville Ponti, è rimasta una sfida cruciale per il futuro dell’economia del Varesotto: trasformare l’appuntamento planetario delle Olimpiadi di Milano Cortina nell’occasione per dare linfa ed energia duratura al settore turistico della nostra provincia. Sfida che, diciamolo, è la stessa del 2008, quando vennero (ri)portati i Mondiali di ciclismo. E che si ripresenta ogni volta che un grande appuntamento sportivo rende protagonista il nostro territorio. Sia questo una kermesse di canottaggio o la secolare Tre Valli Varesine.

Il refrain è sempre quello: sfruttare, o far fruttare, l’evento ben oltre il periodo limitato della sua durata. E identici sono i tasti che vengono toccati (con parole e discorsi condivisibili) dalla politica e dal tessuto economico. Da almeno 15 anni a questa parte. E così non c’è occasione in cui (nelle convention e negli incontri ad hoc) non si snoccioli la top three dei luoghi turistici: Santa Caterina, il Sacro Monte e i laghi. Elenco che viene recitato come fosse un mantra capace da solo di richiamare visitatori a frotte. Un tris di luoghi da recitare a memoria e che, solo salvo eccezioni sconfina (come ad esempio oggi nell’intervento letto dal presidente della Provincia) fino alla preziosa bellezza di Santa Maria Foris Portas. Quasi mai al monastero di Cairate o al chiostro di Voltorre.

Altro evergreen tra temi ricorrenti abbinati al rilancio del turismo è Malpensa. Del resto è da lì che “entra” il flusso più importante di visitatori leisure o business che siano. Come non passa mai di moda la necessità di aumentare le strutture ricettive (che in una città come Busto si scoprono non essere sufficienti rispetto alla domanda), ma anche i servizi. Se ci si ferma qui, verrebbe da dire, che alle nostre latitudini passano gli anni, passano i grandi eventi, ma i discorsi e soprattutto i problemi sono sempre gli stessi. Irrisolti.

Perché non bisognerebbe attendere un’Olimpiade per mettere mano in maniera seria e concreta al rilancio di Malpensa. L’importanza dell’aeroporto non è legata ma è a prescindere dall’evento. Come non dovrebbe essere necessario l’avvento di una competizione planetaria per dare vita a un sistema economico culturale virtuoso fondato sul turismo. Anzi, a volte nemmeno l’annunciato arrivo di un’Olimpiade, aiuta a risolvere atavici problemi strutturali. Come dimenticare la possibilità sbandierata di avere un impianto per il ghiaccio all’avanguardia anche a Busto così da raddoppiare i palazzetti in provincia e, di più, contendere il primato delle lame alla Città Giardino? Appunto, sappiamo tutti com’è andato a finire il bluff del campus di Beata Giuliana.

E il rischio che la sfida lanciata oggi resti italicamente incompiuta c’è. Ci auguriamo di essere smentiti dai fatti e non dalle belle parole sentite. Ma questo significa che una provincia che si vuol fregiare di essere meta appetibile sul mercato globale del turismo deve trovare la sua vocazione, ma anche la soluzione a tanti piccoli problemi concreti ancora irrisolti al punto da essere considerati cronici. Due esempi su tutti: serve al più presto una soluzione seria, definitiva e strutturata al collegamento via lago (magari non esclusivo da Biandronno) con l’Isolino Virginia patrimonio Unesco. E si deve dare una risposta concreta e veloce al ripristino della funivia di Monteviasco, ferma da oltre 3 anni.

Certo, il turismo di Milano Cortina non preme per navigare fino all’isolino o per salire all’isolato borgo della Val Veddasca. Ma se davvero siamo Varese land of tourism si passi in fretta dagli slogan e dagli hashtag ai fatti. Su tutto il fronte turistico.