Varese, processo Aspem Reti: in aula testimoniano Fontana e Caianiello

VARESE – Processo Aspem Reti, ha testimoniato in aula il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, sindaco di Varese all’epoca dei fatti, ed è attesa a breve la testimonianza di Nino Caianiello, allora “plenipotenziario” di Forza Italia in provincia di Varese. Il processo vede imputati, tra gli altri, l’ex presidente e amministratore unico di Aspem Reti Ciro Calemme.

L’ex sindaco

Fontana, chiamato dalla parte civile rappresentata dall’avvocato Marco Lacchin, ha spiegato come nel 2010 depositò un esposto in Procura chiedendo alla magistratura di verificare alcune voci relative a sponsorizzazioni da parte di Aspem Reti nei confronti della testata online Varesenotizie.it e, sempre per verificare determinate voci che riferivano di spese eccessive di Aspem Reti per la riqualificazione della piscina del Lido della Schiranna, commissione che rilevò delle anomalie, si decise così di presentare un esposto alla Corte dei Conti.

La riconferma di Calemme

Fatti risalenti al 2010, quando Ciro Calemme, che è uno dei principali imputati di questo processo, era presidente del CdA di Aspem Reti. Nel 2013 la società cambiò natura e, dopo gli esposti, Ciro Calemme venne confermato come amministratore unico di Aspem Reti: Attilio Fontana ha parlato in proposito di “nomina politica” perché la sua riconferma, ha testimoniato in aula l’allora sindaco, «venne decisa dai partiti di maggioranza dell’epoca a Varese». D’altra parte, riferendosi agli esposti del 2010, l’attuale governatore ha precisato di non aver ricevuto «alcun riscontro, né dalla Corte dei Conti né dalla Procura», quindi a suo parere non sarebbero state trovate irregolarità.

La testimonianza di Nino Caianiello

L’esame di Nino Caianiello, l’ex ras di Forza Italia in provincia di Varese arrestato nel maggio 2019 nell’ambito dell’inchiesta Mensa dei poveri (ha patteggiato una pena a 4 anni e 10 mesi e attualmente sta scontando con l’affidamento ai Servizi Sociali) si è rivelata più breve del previsto. Il mullah ha risposto alle domande delle parti per meno di un’ora. Chiamato come teste dall’avvocato di parte civile Marco Lacchin Caianiello ha messo in luce diversi punti interessanti. Tre quelli che sicuramente ha annotato la parte civile: Agorà, l’associazione parallela a Forza Italia che puntava a coinvolgere la società civile disamorata della politica e di cui Caianiello era presidente onorario, era la cassaforte di FI in provincia di Varese. Matteo Sciretta (a sua volta a processo) titolare dell’omonima ditta che eseguì i lavori alle piscine della Schiranna e Calemme erano amici di vecchia data. Infine Sciretta gravitava in area Forza Italia. Caianiello fa assunto a tempo determinato da Sciretta per una consulenza su un subappalto nel Mantovano. L’affare poi sfumò e l’ex ras berlusconiano ricevette una sola mensilità.

Non nominai io Calemme

Caianiello ha affermato di non aver avuto ruoli nella nomina di Calemme alla guida di Aspem Reti. Fu nomina anche politica, questo sì, il mullah partecipò ai tavoli interlocutori tra i partiti di maggioranza per arrivare ad individuare il nome al quale affidare l’incarico e espresso a Fontana il suo gradimento per Calemme, ma non fu lui a decidere per la nomina di quest’ultimo. L’ipotesi accusatoria è che le fatture emesse per la realizzazione dei vari interventi alle piscine della Schiranna venissero gonfiate in accordo tra le parti. Il surplus, per così dire, veniva poi versato ad Agorà. L’avvocato Lacchin oggi in aula ha parlato di “illegalità diffusa” suscitando la viva protesta dei difensori e anche del collegio. Lo stesso Lacchin ha chiesto a Caianiello se fosse al corrente di un eventuale legame tra il pagamento da parte di Aspem Reti alla ditta Sciretta di una fattura di 20mila euro per alcuni lavori e il versamento, sei giorni dopo, da parte dell’imprenditore di 3mila euro sul conto di Agorà. Caianiello ha risposto di non conoscere i movimenti bancari di Sciretta e, in qualità di presidente onorario, di non avere alcun potere gestionale sui conti di Agorà. L’udienza è stata aggiornata al primo giugno.

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