La rapina più rocambolesca dell’universo era un appuntamento col pusher

VARESEIl processo per la rapina «più incredibile e rocambolesca dell’universo», per usare le parole pronunciate in tribunale a Varese dall’avvocato Paolo Bossi, difensore di uno dei due imputati, si è chiuso con una sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste.

«Versioni contraddittorie»

Non è stata raggiunta la prova della colpevolezza, aveva affermato per primo, nella sua requisitoria, il pubblico ministero, definendo incerte e contraddittorie le versioni delle due persone offese: fidanzati che in una sera della scorsa estate si sarebbero appartati in via Giambologna a Varese per consumare una pizza intorno alle 23, e lì sarebbero stati raggiunti e rapinati, di circa 150 euro, da due sconosciuti, un giovane uomo con il volto coperto da un passamontagna e un complice, investito dai due in auto durante la fuga.

«Ragioni di spaccio»

Per l’avvocato Bossi e per il collega della difesa, Massimiliano Carnelli, quell’incontro in un «luogo lugubre» sarebbe avvenuto per ragioni di spaccio: al volante dell’auto il pusher dei due uomini finiti a processo (zio e nipote, di 47 e 21 anni), che erano già in debito con lo spacciatore, il quale negò la cessione di altra cocaina senza soldi in cambio; fuori dal veicolo, la coppia in cerca di droga per fare la serata.

Dubbi sulla testimonianza

Perplessità da parte dei difensori per quanto dichiarato in dibattimento da una delle due persone offese, una ragazza classe 2003 che quella sera si trovava in macchina con il compagno, presunto pusher, a cui uno dei due rapinatori avrebbe puntato un coltello alla gola.

La ragazza aveva descritto alla polizia l’imputato più giovane, e mai visto prima, ricordandosi dei suoi occhi scuri: «Li ha verdi, e quella sera aveva il volto travisato», ha fatto notare l’avvocato Bossi. A ciò si aggiunge che uno dei due rapinatori avrebbe sottratto le chiavi dell’auto alla persona che stava al volante, poi le avrebbe restituite e, stando alla versione della giovane testimone, si sarebbe improvvisamente buttato sul cofano dell’auto.

Scarcerati

Per gli imputati, detenuti a causa della rapina, il collegio ha disposto l’immediata scarcerazione. Il 47enne, prima della sentenza aveva reso dichiarazioni spontanee parlando della presunta vittima della rapina che la sera dei fatti era in macchina al posto di guida, e aveva nel cellulare il numero di uno dei due imputati: «Dopo che mi ha investito non sono andato a denunciarlo per non metterlo nei guai, visto che spacciava. Non c’è stata alcuna rapina, ma lui comunque mi ha fatto finire qui».

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