Il Giappone a Varese: alla Sala Veratti in mostra le sculture di Yoshin Ogata

sala Veratti

VARESE – Il legame tra Varese e Giappone si rinsalda. Dopo la mostra inaugurata lo scorso 25 giugno al Castello di Masnago, che resterà aperta fino al settembre 2022, un’altra esposizione dedicata al Sol Levante apre i battenti in città. Questa volta è la Sala Veratti ad ospitare l’evento, che presenta una selezione di opere dello scultore giapponese Yoshin Ogata, uno dei più importanti scultori nipponici di fama internazionale.

Inaugurazione l’11 luglio

Waterfall of Time è il titolo della mostra, che saraà inaugurata domenica 11 luglio, alle 11.30, alla presenza dell’artista. Sarà aperta fino all’1 agosto, dal giovedì alla domenica dalle 15 alle 18.30 ad ingresso libero. La mostra è resa possibile grazie al sostegno di Banca Generali Private, la collaborazione di Liguria Vintage Design e LarioIn e il patrocinio del Comune di Varese. «La cultura varesina guarda al Sol Levante – dichiara il sindaco Davide Galimberti – grazie alla mostra ospitata in Sala Veratti e dedicata a un grande artista nipponico di richiamo internazionale. Una mostra che dialoga direttamente con quella allestita al Castello Masnago, per un grande omaggio della Città Giardino alla più raffinata arte giapponese».

Venti opere in mostra

L’esposizione in Sala Veratti ospita una ventina di sculture tra il 1970 e i nostri giorni, pannelli fotografici con le opere monumentali dello scultore nipponico, informazioni sull’artista e un percorso guidato di visita insieme all’antropologo Armando Montoya. La direzione artistica e organizzativa è a cura di Musea TraRari TIPI, casa editrice varesina che ha anche pubblicato il catalogo dell’evento. «Può stupire – dice Debora Ferrari – che uno scultore decida di incentrare il proprio lavoro nel marmo, nei graniti e travertini, nel bronzo, su ciò che per antonomasia una forma non ha se non quella di ciò che la racchiude: l’acqua. Eppure Yoshin Ogata, dalla seconda metà del secolo trascorso a oggi, dedica la sua attenzione non al suo incessante scorrere eracliteo, ma all’attimo dinamico che ce la racconta».