Varese, stupri e cocaina: la vittima non riesce a testimoniare. Troppa la violenza

VARESE – Troppo devastante la violenza: la vittima non riesce a testimoniare. Non un banale intoppo burocratico quello che oggi, martedì 2 marzo, ha fatto slittare al 13 luglio l’udienza che vede l’ex marito della vittima e un di lui amico imputati per gli abusi compiuti sulla donna, anche alla presenza dei figli minori, davanti ai giudice del Tribunale di Varese.

La portata della violenza

La donna avrebbe dovuto testimoniare oggi davanti al collegio presieduto da Andrea Crema ma non l’ha fatto: «Perché non sta bene», ribadisce l’avvocato Maria Privitera, parte civile nel processo. La vittima è una donna di 51 anni, oggi sostenuta dalla madre e dalla sorella che non si è ancora ripresa. Secondo l’accusa, e la madre della vittima lo ha già testimoniato, i due imputati l’avrebbero cosparsa di cocaina su tutto il corpo abusando poi di lei. Oltre agli abusi ci sarebbero le botte, l’uso di droga, persino le coltellate. Il tutto non lontano dai figli minori della coppia che oggi, «Grazie al sostegno della nonna, della zia e anche della madre – spiega l’avvocato Privitera – Sono tornati alla vita. Non senza però aver dovuto affrontare un percorso complicato». La madre, però, ancora non sta bene. I fatti contestati ai due imputati sarebbero andati avanti dal 2015 al 2019.

Do fuoco alla casa

A far partire la denuncia è stata la madre della vittima minacciata dall’allora genero di dar fuoco alla casa qualora non gli avesse consegnato i bambini. La denuncia fece partire le indagini: l’accusa di violenza aggravata a carico dei due sarebbe supportata da un episodio devastante. Nel corso del quale sarebbe stato utilizzato anche un bastone. La vittima oggi lotta, ma ancora non riesce a ripetere quanto avrebbe subito. Tanto è stata la porta degli atti.

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