Rettore, concerto annullato. Al Teatro di Varese in programma Travaglio e classica

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VARESE – Domani, venerdì 29 aprile, Donatella Rettore non salirà sul palco dell’Apollonio per cantare “Chimica”, brano presentato in coppia con Ditonellapiaga all’ultimo Festival di Sanremo. Come ha fatto sapere oggi il Teatro di Varese, è stata annullata la data dell’artista di “Kobra”, “Donatella” e “Lamette”; la programmazione della sala di piazza Repubblica, che in questa stagione è stata colpita da numerose cancellazioni, prosegue sabato con lo spettacolo-inchiesta del giornalista Marco Travaglio. Il prossimo appuntamento musicale sarà il 3 maggio con l’Orchestra Filarmonica Europea.

Il rimborso dei biglietti

“Con grande dispiacere si informa che a causa di impreviste problematiche tecniche – così il management della cantante – non riuscendo a riprogrammare l’evento di Rettore previsto per il giorno 29 aprile al Teatro di Varese, si rende necessario annullare la data del concerto. I biglietti già acquistati verranno rimborsati nelle rispettive prevendite entro il 10 maggio. La produzione, l’artista e lo staff si scusano con il pubblico per il disagio”.
Il prossimo concerto in programma proporrà martedì alle 21 le opere di Beethoven (Sinfonia n. 5) e Fauré (Requiem, versione sinfonica del 1900) eseguite dall’Orchestra Polifonica Europea di Gallarate fondata nel 1989 che, diretta da Marcello Pennuto e Andrea Thomas Gambetti, si esibirà con la Corale Polifonica Città Studi di Milano, i Piccoli Cantori di Corbetta e il baritono Piermarco Vinas.

Una sola vittima pugnalata da molti sicari

Marco Travaglio torna sul palcoscenico con un giallo di bruciante attualità, “Il Conticidio dei Migliori”, che ha il pregio di raccontare una storia non di fantasia ma realmente accaduta sotto i nostri occhi fino a pochi mesi fa: il lungo “golpe al ralenti”, durato quasi tre anni, per rovesciare il premier più apprezzato dall’opinione pubblica e più odiato dall’establishment.
«È vero. Non c’è stato un complotto per rovesciare Giuseppe Conte: ce ne sono stati almeno quattro in tre anni. Tre falliti, il quarto riuscito. Come nell’“Assassinio sull’Orient Express”. Una sola vittima pugnalata da molti sicari, con tanti mandanti e altrettanti moventi, tutti legati ai 209 miliardi del Recovery Fund. Con un’arma tutta nuova: la carta stampata. E un killer finale: il maggiordomo».
Il direttore del Fatto con un lavoro di investigazione giornalistica mette in fila i fatti, esamina la scena del crimine e l’arma del delitto, interroga i testimoni, raccoglie gli indizi, analizza i possibili moventi, i probabili mandanti, i sicuri sicari. Si imbatte in almeno due colpi di scena: un incontro fra Draghi e D’Alema e il “fuori onda” profetico di un deputato leghista. E alla fine tira le sue conclusioni. Ma il verdetto lo lascia agli spettatori.

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