Morto sul lavoro a Vergiate, la rabbia dei sindacati: «Adesso basta»

VERGIATE – Dopo l’ennesima tragedia sul lavoro, costata la vita poco dopo le 19 di ieri, sabato 5 ottobre, a un trentottenne ivoriano diventato papà da tre mesi, gli inquirenti continuano a lavorare per ricostruire l’accaduto. Il pubblico ministero di Busto Arsizio Rossella Incardona ha messo sotto sequestro il perimetro dell’area della Veplastic srl di via San Rocco a Vergiate dove l’infortunio è avvenuto. L’ipotesi di reato, come sempre in questi casi, è di omicidio colposo. Secondo quanto ricostruito sinora un “sacco” contenente decine di chili di scarti di plastica appeso ai ganci di un muletto si sarebbe sganciato schiacciando il trentottenne, lavoratore interinale (quindi non dipendente della ditta vergiatese) addetto alle pulizie.

Area sotto sequestro

L’uomo è morto praticamente sul posto. Sotto sequestro anche il muletto (fermo a quell’ora), le attrezzature utilizzate agganciare il peso in altezza e il “sacco” stesso. Sono i funzionari di Ats-Insubria che ora dovranno rispondere a due macro-quesiti: c’è stato errore umano, quindi il sacco è stato agganciato in modo errato, oppure è stato un problema “strutturale” (quindi relativo all’adeguatezza delle attrezzature utilizzate per assicurare il peso) a causare la morte del trentottenne? La seconda morte, dovuta a un infortunio sula lavoro, registrata in provincia di Varese in poco più di due mesi. E torna ad alzarsi forte il grido d’allarme dei sindacati: «Adesso basta», sono le prime parole pronunciate da Antonio Parisi, segretario generale di Uiltec Varese. Che parla in senso generale: «Non conosco nello specifico la realtà di questa azienda – spiega – Ma conosco purtroppo le problematiche che ovunque stanno portando a tragedie simili». Uiltec, pochi giorni fa, ha parlato della necessità di «Mettere in atto una governance per salute e sicurezza del Paese. Ci aspettiamo un’intelligente azione del Governo». Umberto Colombo, segretario generale di Cgil Varese, inizia da una considerazione: «C’è un’inchiesta in corso e sarà il lavoro di magistrati e inquirenti a ricostruire l’accaduto. Già davanti ad altre tragedie identiche, dove a rimanere coinvolti sono stati lavoratori interinali, sono stati considerati responsabili sia la ditta somministratrice (quindi l’agenzia interinale) che la ditta chiamiamola appaltatrice».

Investimenti reali in formazione e prevenzione

Insiste Colombo su questa dualità: «La norma è chiara – spiega – La formazione del lavoratore spetta ad entrambi i soggetti. E sulla necessità di mettere in campo azioni serie che garantiscano formazione e prevenzione noi insistiamo da sempre. Perché la situazione è grave, anche in provincia di Varese. Noi chiediamo che si torni davvero a fare investimenti su formazione e prevenzione e che le aziende non si limitino a rispettare le norme soltanto in modo, chiamiamolo formale, senza poi effettivamente compiere interventi concreti». La stessa preoccupazione viene espressa in una nota dei circoli Pd di Vergiate e Sesto Calende: «Al di là delle dinamiche della tragedia – si legge nella nota – che sarà compito delle autorità accertare, è per noi inaccettabile che, ancora una volta, una vita sia stata spezzata sul luogo di lavoro. Porgiamo sentite condoglianze ai familiari e chiediamo che siano presi gli adeguati provvedimenti affinché tali tragedie non si verifichino più: in un Paese realmente civile il luogo di lavoro non può essere luogo di morte».

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