Violenza sulle donne, Eva Onlus Busto: «Va ridefinito il concetto di sicurezza»

busto sede eva onlus

BUSTO ARSIZIO – «Attualmente in provincia di Varese deteniamo un triste primato». Non c’è sconforto nelle parole di Cinzia Di Pilla, responsabile del centro antiviolenza Eva Onlus riferimento per l’intera zona tra Busto Arsizio, Gallarate e Somma Lombardo. Anzi nella voce si scorge una scintilla: lo sprone a fare ancora di più.

Sicurezza da ridefinire

Il tema della sicurezza oggi è presente in ogni campagna elettorale. Nella mente dei cittadini. Videosorveglianza da potenziare, taser, più uomini nelle fila tra le forze di polizia. Tutto giusto. Non fosse che in tema di violenza di genere è tutto inutile nella maggior parte dei casi. «Che la quasi totalità di questo tipo di violenza si consumi tra le mura domestiche è un fatto – spiega Di Pilla – Impossibile installare sistemi di videosorveglianza in ogni casa, impossibile mettere un poliziotto in ogni abitazione, impossibile dotare ogni donna di sistemi di autodifesa. La violenza di genere ridefinisce il concetto di sicurezza. O meglio ridefinisce gli strumenti per garantirla, questa sicurezza. E c’è una cosa sola, vista la situazione, che può portarci vicino all’obiettivo. Ed è la prevenzione».

L’arma della prevenzione

Eva Onlus da anni vede aumentare in modo esponenziale il numero di donne che si rivolgono al centro: l’ultima rilevazione inerente il 2022 parla di circa 170 utenti. «Preciso che Busto è un’isola felice – spiega Di Pilla – Abbiamo una rete compatta e che funziona e un assessore, Paola (Reguzzoni, con delega ai Servizi Sociali ndr), che è una fucina di iniziative mirate. Ma non è così ovunque. Per fare davvero prevenzione occorrerebbe, ad esempio, che tutti i soggetti coinvolti, medici di base, pronto soccorso, ospedali e via dicendo, adottassero un unico protocollo da far scattare automaticamente al minimo segnale di pericolo davanti ad una donna che si presenta ferita e spaventata».

Il ruolo della scuola

Un lavoro che deve gioco forza coinvolgere anche le scuole. «Dove noi, ad esempio, siamo presenti con il progetto Nuove Orme – spiega la coordinatrice di Eva Onlus – Educhiamo le giovani donne a non subire, ma ancora di più ci rivolgiamo ai ragazzi, ai futuri uomini, perché questa che stiamo combattendo è soprattutto una battaglia culturale. Deve esserci una vera e propria rivoluzione».
Anche le vittime possono adottare degli stratagemmi per aumentare il livello di sicurezza. «Educare all’uso del 112 – spiega Di Pilla – Non smetterò mai di ripeterlo. Troppo spesso si perdono istanti preziosi nel contattare persone che non possono intervenire direttamente. Il 112 è un filo diretto e immediato con tutti i soggetti che, in caso di pericolo, possono intervenire con tempestività e competenza. Altro step importantissimo: memorizzare sempre con chiamata rapida il numero del centro antiviolenza di riferimento (quello di Eva Onlus è 334 536 9630) camuffandolo sotto una voce che non desti sospetti. Tantissime volte mi è capitato di essere al cellulare con una vittima e, contemporaneamente, allertare le forze di polizia con un secondo telefono. Forze di polizia che sono sempre intervenute in modo efficace. Occorrerebbe anche fare una riflessione sulle case rifugio, ma il tema è complesso. Una donna deve essere profondamente decisa quando compie questa scelta. Se non è pronta le facciamo fare dei passi indietro. In ogni caso noi ci siamo. Sempre e andiamo avanti. Come ho detto oggi abbiamo un triste primato che siamo motivate a sovvertire».

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