VISTO&RIVISTO Genitori in guerra, la vittima è il figlioletto

 

di Andrea Minchella

VISTO

LOVELESS di Andrej Zvjagincev (Neljubov’, Russia 2017, 127 min.).

Cosa c’è di più gelido del gelo? Questa storia sicuramente. Le dieci inquadrature che aprono il racconto sono un chiaro e didascalico preludio della vicenda che sta per cominciare. Una vicenda in cui tutti i personaggi, tranne il bambino, sembrano aver perso, sotto una snervante coltre di neve, ogni emozione, ogni sussulto vitale, ogni semplice respiro.

Il film parla di una separazione di una coppia: da sfondo un paese anch’esso, quasi in maniera speculare, in piena crisi di valori. La relazione dei due è, però, permeata da un’assordante incomunicabilità e da una gigantesca assenza di calore.

La vittima sacrificale di questa vile guerra tra i due genitori, completamente risucchiati dalle loro rispettive banali esistenze, sarà Alyosha, piccolo e indifeso adolescente la cui unica colpa è quella di essere nato nel posto sbagliato e nella famiglia sbagliata. Il bambino sembra essere un piccolo cappuccetto rosso che nel bosco si perde, forse volontariamente, per uscire completamente dalla storia, dallo schermo, dal mondo.

Il film è egregiamente elaborato. La regia, didascalica come Zvjagincev sa fare molto bene, cerca di far mettere lo spettatore nei panni dell’assente Alyosha: spesso infatti l’inquadratura, per esempio nelle riprese fisse in macchina, viene realizzata dal punto di vista del bambino, come se non fosse mai scappato via. Lo spettatore, quindi, per tutto il racconto avverte il senso di inadeguatezza che il bambino vive, e si carica di tutta l’angoscia che la sua scelta inevitabilmente crea.

Qui non c’è solo l’evaporazione del padre, ma è tutto il concetto di famiglia ad evaporare, in una società definitivamente liquida e legata indissolubilmente ad anonimi smartphone che, quantomeno, fanno un po’ di luce nelle notti lunghe ed angoscianti.

 

RIVISTO

KRAMER CONTRO KRAMER, di Robert Benton (Kramer vs. Kramer, Stati Uniti 1979, 101 min.).

Seppur violento, duro, commovente, emozionante, questo film riesce a fornirci ancora traccia di un residuo di amore. Una speranza piccola, resa più credibile grazie alla capacità sovraumana di Dustin Hoffman e di Meryl Streep di interpretare due genitori in crisi che, come spesso accade, inseriscono violentemente nella loro battaglia il loro piccolo figlio.

L’amore che si crea tra il padre, abbandonato da una moglie che si prende un momento di pausa, e il piccolo Billy riporta un po’ di umanità in una vicenda alimentata da rancori, rimpianti e massacranti dispetti.

Fotografia fedele di una società americana, quella della fine degli anni settanta, sempre più individualista e che mostra le prime insofferenze verso l’istituzione granitica della famiglia.

visto rivisto minchella – MALPENSA24