VISTO&RIVISTO Una fiaba che parla di follia

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di Andrea Minchella

VISTO

HOLE – L’ABISSO, di Lee Cronin (The Hole in the Ground, Finlandia 2019, 90 min.).

Un film finlandese ha sempre qualcosa di magico in più rispetto ad uno americano o francese o italiano. Anche se, come in questo caso, il risultato finale non raggiunge pienamente le aspettative, la filmografia nord-europea riesce, comunque, a dare vita a progetti che rimangono avvolti in una coltre di angoscia e sospensione che, soprattutto per il genere horror, apporta un valore aggiunto all’intero racconto.

In questo “Hole” gli ingredienti della fiaba gotica ci sono tutti: una madre sola, un bambino gracile e pacato, una casa sperduta nella campagna fredda e arida del nord Europa, anche se la guida a sinistra colloca la vicenda in Scozia o in Irlanda, e una terrificante e scura foresta, gravida di simboli gotici e significati ancestrali.

La giovane Sarah, che scappa probabilmente da un marito violento, cerca di ricostruire la sua vita insieme al piccolo Chris in una sperduta casa di una piccola città rurale. Il rapporto simbiotico tra madre e figlio verrà bruscamente interrotto quando, una notte, il piccolo Chris si perderà nella foresta. Al suo ritorno, la giovane donna nutrirà dubbi sulla reale presenza del figlio: Sarah, infatti, non riconosce nel piccolo bambino il figlio che fino a qualche giorno prima aveva cresciuto con amore e calore. Ne scaturiranno eventi e situazioni che, in un continuo crescendo, daranno allo spettatore motivo di angoscia e paura. In realtà questo è un tema spesso toccato dalla cinematografia mondiale e dunque la monotonia della linea narrativa non fornisce elementi nuovi ad un pubblico sempre più aggiornato ed esigente.

Il film, comunque, è ben fatto ed il montaggio, in particolare, riesce a ritmare in maniera quasi ossessiva lo svolgersi dell’intera vicenda. La scelta accurata delle inquadrature e la sceneggiatura misurata sono all’altezza di un prodotto di qualità. I richiami alla cinematografia del passato sono tanti ed equilibrati: si passa dalle riprese notturne alla “Blair Witch Project” alla diabolica scena del bambino infestato che richiama il leggendario “L’Esorcista”, fino alla sensazione di asfissiante dolore di “Rosmary’Baby”.

Se si vede questo film pensando alla follia che a volte colpisce giovani madri, allora il valore della pellicola aumenta. La paura più grande, infatti, non deriva da bambini infestati o foreste capaci di inghiottire persone, ma dalla repentina follia che può trasformare il rapporto più profondo e vitale che essere umano possa conoscere, nel più violento e traumatico con cui una famiglia sia costretta a fare i conti. La simbologia gotica risulta essere sempre un valido strumento per raccontare in maniera lucida e lineare le sfaccettature dei più grandi e complessi dolori umani.

RIVISTO

GODSEND – IL MALE E’RINATO, di Nick Hamm (Godsend, Stati Uniti-Canada 2004, 102 min.).

Nella gigantesca e lunghissima filmografia di Robert De Niro, troviamo anche questo “Godsend” che già nel 2004 puntava i riflettori sulla complessa ed attuale tematica sulle svariate possibilità che la ricerca e la medicina possono avere in campo di rigenerazione della vita. Da sempre un tema che divide in maniera netta e chiara, lo studio e l’applicazione della clonazione e delle tecniche di rigenerazione di cellule o organi sono spesso stati al centro di pellicole di successo, che hanno fornito, ad un pubblico variegato, numerosi spunti di riflessione sulla delicata questione.

In questo “horror” semplice ma efficace, il genetista Richard Wells, il camaleontico De Niro, avvicina i coniugi Duncan che hanno appena seppellito il figlio. Promette loro di poter clonare il piccolo Adam, prendendo alcune cellule dal cadavere. Dopo una difficile fase di riflessione, i giovani sposi decidono di accettare la proposta. Il bambino che De Niro ricrea non è, però, il piccolo Adam, ma una diabolica creatura.

A parte il lato “horror” della pellicola, è interessante la riflessione sulla fragilità dell’essere umano e sulla atavica paura della morte. Per riavere un nostro caro tra noi, siamo disposti a qualsiasi cosa. Ad ascoltare santoni, o ad infrangere regole di etica e morale che dovrebbero essere insite nel nostro corpo.

Da rivedere per il sempre attuale tema del centrale compito ma a volte incontrollato potere della ricerca scientifica.

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