Vittorio Emanuele di Savoia senza pregiudizi

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Vittorio Emanuele sarà sepolto nella basilica di Superga, a Torino

di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, forse per una risonanza che proviene non so da dove, mi pare doveroso consegnarvi alcune considerazioni sulla morte del non-re Vittorio Emanuele di Savoia. Mi pare davvero poco corretto, di parte (politica), con molti pregiudizi commentare la figura di Vittorio Emanuele mettendo in evidenza solo la cronaca di processi, spari, pettegolezzi, controversie familiari e dinastiche e mondanità. Una vita di “sangue blu” certamente dorata (in parte) ma anche difficile ad iniziare da un’infanzia segnata da ritmi militari, com’era nella tradizione di famiglia, e poi dall’esilio in terra straniera in tenera età. Una vita da non-regnante poco limpida, poco nobile e costellata da inciampi, certamente sì, ma una vita che doveva riallineare e mantenere la fisionomia di un erede ad un trono scomparso e di un uomo alla ricerca di affermazione e di successo che doveva conservare l’aura della nobiltà in un mondo difficile ed in rapida e profonda trasformazione. Nei molti articoli che ho letto ben pochi hanno fatto riferimento alla storia della Casa Savoia che, per adesso, è gran parte della storia d’ Italia.

Ricordo che Vittorio Emanuele era figlio di due culture affatto diverse, quella del nonno Vittorio Emanuele III° molto rigida e militaresca ancorata alle tradizioni della casata e quella della madre Maria José che, seppure proveniente dalla famiglia reale del Belgio, era illuminata e aperta alla modernità che avanzava. Il padre Umberto II°, detto il “re di maggio” per aver regnato di fatto solo in quel mese del 1946, era in mezzo fra la cultura più moderna che gli proponeva la moglie e quella antica e rigidamente militare del padre. Un padre che si è trovato al centro della scena politica quando, alla fine della guerra, di fronte al risultato referendario istituzionale tra repubblica e monarchia, peraltro molto discusso con l’ombra di molti brogli fra il sud prevalentemente monarchico e il nord prevalentemente repubblicano, scelse con giusta ragione la via dell’esilio il 13 giugno 1946, anche per estinguere qualsiasi ipotesi di conflitto e forse per “riparare” in parte gli enormi danni inferti all’Italia.

Forse è bene ricordare che la Casa Savoia è tra le più antiche dinastie d’Europa, attestata sin dalla fine del X secolo nel territorio del Regno di Borgogna. I Savoia sono stati sempre legati all’Italia a partire dai secoli XI e XII quando erano titolari di un dominio feudale. Emanuele Filiberto, “Testa di ferro”, nipote di Carlo V e cugino di Francesco I, nella seconda metà del secolo XVI vedeva nel ducato un “bastione d’Italia”. E poi la storia che si dipana con rallentamenti e accelerazioni fino ai primi del XIX secolo, quando Carlo Alberto di Savoia-Carignano, Re di Sardegna, con la dichiarazione della guerra all’Austria, inizia a concepire il disegno di unificare il territorio italiano in nome dei “nuovi” valori di libertà e nazionalità, alla luce della “nuova” politica dilagante all’interno del Romanticismo.

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Ivanoe Pellerin

Questa politica troverà la sua epifania con Vittorio Emanuele II, con Garibaldi e Mazzini e soprattutto con Cavour, i veri artefici del Risorgimento italiano. Dopo le guerre d’indipendenza, con le insurrezioni anti-austriache nel nord d’Italia al grido di “Viva Verdi” (Viva Vittorio Emanuele Re d’Italia), si giunge infine alla proclamazione della nascita del Regno d’Italia il 17 marzo 1861 da parte di un rinnovato parlamento italiano. Vittorio Emanuele II assume il titolo di Re d’Italia. E verrà anche ricordato come Padre della Patria e sepolto nel Pantheon a Roma. A lui succederà Umberto I, il sovrano che un repubblicano socialista come Napoleone Colajanni definirà un “Re veramente galantuomo” poiché cercherà di rendere la monarchia davvero un’espressione nazionale e di rafforzare il consenso popolare verso questa istituzione. Infine, dopo il regicidio di Monza, il nuovo secolo si apre con l’ascesa al trono di Vittorio Emanuele III, il nonno del piccolo Vittorio Emanuele, e la Grande Guerra e la sua consacrazione come “Re soldato”.

I disastri per la Casa Savoia iniziano con l’avvento del fascismo che peraltro il Re aveva cercato maldestramente di ostacolare. Poi la buia dittatura, le tragiche leggi razziali, l’alleanza con la Germania di Hitler, l’armistizio ed i giorni della vergogna. Il 9 settembre 1943 il Re abbandona la capitale per fuggire al sud, a Brindisi, mentre in Italia si spara e si muore. Il paese precipita nel caos di un vuoto istituzionale senza precedenti. “Mi rendevo conto che una guerra si può anche perdere ma non così. Il caos morale e materiale di cui fummo spettatori nei giorni che seguirono all’armistizio non poteva che accrescere in noi la convinzione del tradimento del Re e di Badoglio, che avevano abbandonato il campo lasciando allo sbaraglio l’esercito e tutta la nazione.” (R. Vivarelli, storico, in “Il rancore e la speranza”, B. Vespa, 2023).

Cari amici vicini e lontani, se siete arrivati fino qui a leggere queste poche note, spero vi uniate a me nel recuperare la storia del nostro paese, la nostra storia preziosa e irrinunciabile. Una nazione che non conosce e non tiene vivo il suo passato, nel bene e nel male, non riuscirà a leggere correttamente il presente e soprattutto non potrà guardare al futuro con speranza. Un dibattito sulla monarchia oggi appare lontano dal sentire comune. Eppure alcuni colti affermano che alcune monarchie sono state storicamente capaci di aiutare il loro paese ad affrontare meglio le tragedie del Novecento. Io sono un repubblicano convinto ma la discussione mi intriga.

Per finire. Vittorio Emanuele verrà cremato per sua volontà e verrà tumulato nella Basilica di Superga, simbolo del potere della Casa Savoia, dove riposano una settantina di personalità della dinastia. È stato Vittorio Amedeo II di Savoia a dare il via alla costruzione della Basilica dopo la vittoria dei piemontesi sui francesi nel 1706. In una storia secolare come quella che con grande sintesi vi ho raccontato, la forma è anche sostanza e i luoghi della sepoltura acquisiscono un valore molto speciale. Le esequie si svolgeranno il 10 febbraio giustamente nella cattedrale di Torino che fu reale. Con un funerale da Re.

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