È di Varese il capo delle volontarie della Cri: «Il nostro impegno nelle emergenze»

varese cri volontarie emergenza

VARESE – È il “capo” delle infermiere volontarie della Cri. Ne comanda almeno 13mila in tutta Italia, impegnate sul vasto fronte socio sanitario assistenziale, in Italia e all’estero. Elemento non trascurabile, solo la Croce Rossa italiana, delle 189 “consorelle” nel mondo (che contano 15 milioni di volontari) dispone di un Corpo simile. Il loro compito? «Quello del nostro motto – risponde con disarmante semplicità – scritto sulle 4 braccia del simbolo: ama, conforta, lavora, salva». “Sorella” Emilia Bruna Scarcella presta la sua opera nella Cri da trent’anni e dal febbraio 2019 è ispettrice nazionale del Corpo di infermiere volontarie-Croce Rossa Italiana; quale ausiliaria delle Forze Armate, ha il grado di generale di brigata. Di origini calabresi, vive a Varese e nella sua carriera di volontaria ha collezionato una serie impressionante di riconoscimenti: Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica, Cavaliere dei Diritti Umani, Premio Rosa Camuna e altri. Tutti per il suo impegno nelle operazioni umanitarie, dai terremoti alle missioni internazionali (è appena dovuta rientrare dal campo ospedale di Misurata, in Libia, a causa dell’emergenza sanitaria), nel carcere milanese di San Vittore e negli ospedali militari del Paese. Un impegno che l’ha vista in prima linea anche per il Covid.

varese cri volontarie emergenza scarcella iseni
Andrea Macchi, Fabrizio Iseni e Franco Crespi con Sorella Scarcella davanti a una Tac di ultima generazione degli Istituti di ricovero e cura del Gruppo Iseni Sanità

Un Corpo unico al mondo

«Questa emergenza – racconta a Malpensa24 durante una visita agli Istituti di ricovero e cura del Gruppo Iseni Sanità di Lonate Pozzolo, accolta dal presidente Fabrizio Iseni e dal direttore generale Andrea Macchi – ci ha dato modo di applicare tutte le quattro missioni del nostro motto. Oltre che negli ospedali, il Corpo è stato presente in tutti i punti “caldi”, da Bergamo a Brescia, oltre che in alcune Rsa e sulle navi-ponte cariche di migranti che non potevano sbarcare. Il nostro quartier generale di fatto si è spostato da Roma a Milano. In Lombardia contiamo 24 ispettorati territoriali dei 174 spalmati sul territorio nazionale; tra Milano e Varese sono 5: oltre ai due capoluoghi, Gallarate, Busto Arsizio e Saronno. E diversi responsabili regionali e territoriali mi hanno telefonato per sapere come comportarsi nell’emergenza». Per Scarcella, la risposta del Corpo è stata «entusiasmante e molto motivante. In simili emergenze – spiega – ci si mette subito in gioco, con il Covid abbiamo aperto a volontari temporanei ricevendo 50.000 chiamate di cittadini. Ognuno di noi ha potuto fare quello per cui siamo entrati in Croce Rossa, cioè sorridere, lenire non solo le ferite visibili, far leva su quanto appreso nei corsi di assistenza psicologica. Immaginate il disagio dei familiari a cui hanno portato via una persona cara perché malata e che poi non ne hanno saputo più nulla. Il Covid ha riavvicinato tanti di noi, volontari e Sorelle (l’appellativo che prende chi diventa infermiera volontaria, ndr) facevano a gara per essere più vicini possibile alla popolazione. Anche nelle giornate più buie avevamo oltre 400 infermiere operative sul territorio nazionale e dalle regioni meno toccate dal virus mi chiamavano per rendersi disponibili».

Dagli ospedali da campo a Malpensa

L’ultimo fronte di intervento sono gli aeroporti. «Ci siamo attivate per Fiumicino a Ferragosto, mentre per Malpensa sono stata contattata la sera del 13 perché l’Areu aveva la necessità di riattivare il numero verde per rispondere ai cittadini all’estero che volevano sapere come potevano rientrare in Italia». Detto, fatto: l’indomani il personale del Corpo era già operativo al centralino. Ma sul superamento dell’emergenza, l’ispettrice nazionale non si fa illusioni. «Seguiamo tantissime famiglie indigenti e i numeri sono certamente aumentati. Vedo un recupero pesante, si vive ancora nella paura, se già prima c’era solitudine figuriamoci adesso. I nostri telefoni amici hanno registrato un aumento di richieste di aiuto per le violenze domestiche. Sicuramente in alcuni casi il lockdown ha riavvicinato le famiglie, ma in altri ha creato situazioni insostenibili. Come rispondere? Il nostro hashtag di quest’anno è “il tempo della gentilezza”. A noi interessa essere vicino a chi ha bisogno. Sul piano sociale abbiamo avvertito subito il cambiamento: la gente costretta a stare ferma in casa con i figli, gli anziani ai quali portavamo la spesa e i pasti a domicilio che ci trattenevano perché avevano bisogno di chiacchierare… Dobbiamo fare un plauso ai giovani (in CRI si entra dai 14 anni) che in tanti si sono messi a disposizione e nel nostro piccolo possiamo essere un punto di riferimento».

 

[Best_Wordpress_Gallery id=”622″ gal_title=”Da Varese Sorella Emilia Scarcella”]

“Sorella” Emilia Scarcella: «Tanti bisogni, ma anche risposte»

Il pensiero è ora rivolto anche alle nuove leve del Corpo. «Ho creato un hashtag, “Donne come te”, per motivarle ma anche per far sapere che per diventare infermiere volontarie occorre un corso di due anni e 2.000 ore, con esami obbligatori tra primo e secondo anno, certamente impegnativo: sto cercando di aumentarlo di livello e nello stesso tempo di diminuirne la durata. Da noi si accede da 18 a 56 anni, rispetto ad altri volontari prevediamo una formazione a 360 gradi su tutto ciò che è socio sanitario assistenziale. Chi vuole intraprendere questo percorso sappia che si ritroverà sotto un tendone a curare bambini vittime di guerra e a imboccare anziani che dopo aver perso la loro casa non vogliono più mangiare. È il percorso a cui ho deciso di dedicare una parte della mia vita, ma ho anche altri interessi. Sono una moglie, ho un figlio di 19 anni (anche lui volontario della Croce Rossa) e come laureata in architettura dei giardini aiuto mio marito nell’azienda di famiglia. Ci tengo a dirlo perché se no sembriamo extraterrestri».

varese cri volontarie emergenza – MALPENSA24