A Busto l’ex Borri si rifà il tetto. Ma sulla destinazione è ancora notte fonda

BUSTO ARSIZIO – La nuova copertura è quasi pronta, ma dell’ex calzaturificio Borri il Comune ancora non sa cosa farsene. Da giorni ormai sul tetto dello storico edificio di viale Duca d’Aosta sono tornati al lavoro gli addetti dell’impresa Alfano, incaricati di realizzare le opere a compensazione del piano di intervento che ha portato alla realizzazione del supermercato Coop (con il contenzioso ancora aperto in tribunale). In programma il rifacimento della copertura dell’ex Borri, un intervento da 250mila euro: si prevede la completa rimozione, smaltimento e ripristino del manto di copertura, che risulta ammalorato, oltre alla sostituzione di lattonerie e pluviali e al restauro della storica scritta che campeggia sulla facciata verso viale Duca d’Aosta, un’icona che (insieme alla ciminiera da salvaguardare) rimarrà su indicazione della Soprintendenza a imperitura memoria di uno dei complessi industriali che ha fatto la storia di Busto Arsizio.

Oggi e domani

Presto, dunque, l’ex Borri avrà un nuovo look, ma sotto il tetto rimesso a nuovo ci sarà ancora molto da fare. E sulla destinazione definitiva dell’immobile che il Comune acquistò quasi vent’anni fa, ai tempi dell’amministrazione di Gianfranco Tosi, non c’è ancora nulla di certo. Se non che il dirimpettaio palazzo Gilardoni non ha le forze, ma nemmeno le intenzioni, di spendere altri soldi per completare l’opera di riqualificazione. Fino ad oggi le ipotesi di recupero si sono moltiplicate, più o meno concrete o fantasiose, ma senza mai arrivare al dunque: si è parlato di un grande complesso scolastico privato (proposta Acof) o di una sede universitaria (la facoltà di scienze motorie dell’Insubria), di un auditorium e di una almeno parziale destinazione a privati (ristoranti o negozi di alto livello), e nel passato più lontano di una galleria d’arte (per ospitare la collezione del mecenate bustocco Giuseppe Merlini), mentre dal basso si è sviluppata l’iniziativa del Parco della Genesi (corredato da quasi 2500 firme a cui l’amministrazione comunale non ha di fatto mai dato risposta), che prevederebbe l’attivazione di un processo partecipato di progettazione coinvolgendo i cittadini, con l’idea di valorizzare soprattutto la componente naturalistica dell’area per lasciare un grande polmone verde a disposizione del centro cittadino. In tutti i casi lo scoglio sarebbe rappresentato dal reperimento dei finanziamenti per completare la ristrutturazione di un edificio che è inutilizzato ormai da 30 anni. E con l’emergenza Covid-19, se già le idee non sono per niente chiare, la sfida è destinata a diventare ancora più complessa.

busto ex borri lavori tetto – MALPENSA24