A Varese candidati “prendi i voti e scappa”. Monta lo scontento

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Decine di loghi e simboli per le elezioni politiche del 25 settembre. Il rischio è di perderci la testa

La provincia di Varese non brilla di sicuro per considerazione politica e per i suoi possibili rappresentanti in Parlamento. Le liste varate dalle segreterie nazionali dei partiti le riservano briciole rispetto agli sbocchi positivi e sicuri delle elezioni del 25 settembre. In soldoni, il rischio è di rimanere senza una squadra, numerosa e forte, che lavori per il territorio e per le sue città in sede romana, sia alla Camera sia al Senato. Conseguenza, è vero, del taglio dei posti, che riduce di botto onorevoli e senatori. Una diminuzione che obbliga ad escludere e a rinunce dolorose quanto decisive sotto il profilo numerico, quantitativo degli eletti. Bocciature che in molti casi non tengono conto né del merito né dell’appartenenza e, quindi, del gradimento riscontrato in una determinata area – nel nostro caso, il Varesotto – dell’eventuale candidato. Ad aggravare il varo delle liste interviene una legge elettorale, il Rosatellum, che tutti giudicano inadeguata e, per certi aspetti, pericolosa sul versante democratico perché espropria i cittadini del diritto di scelta, chiamati ad avallare liste di nominati e non di eletti.

 Il risultato sono i pesanti malumori che si riscontrano soprattutto nei principali partiti, in senso trasversale, laddove i vertici hanno mortificato aspettative riconosciute e incontestabili per premiare esponenti ritenuti fedeli alla causa dei singoli leader o, comunque, meno ingombranti, una volta eletti, dei loro colleghi locali. Gli esempi sono tanti, vanno da Forza Italia, da sempre ingenerosa con la nostra provincia, alla Lega, campione di licenziamenti e retrocessioni eccellenti e, in qualche caso (vedi Matteo Bianchi), persino immotivati e fuorvianti. Per non dire del Pd che, considerato perdente in queste lande, si spende per il solo Alessandro Alfieri al senato, che se non altro è un varesino. Persino Fratelli d’Italia, dato in crescita esponenziale dai sondaggi, propone nei collegi varesini alcuni personaggi sconosciuti ai più, i quali contribuiscono a disorientare l’elettorato assieme al generale ginepraio di gente che va e che viene, nel pullulare di sigle e nuovi partiti, di nomi che compaiono e scompaiono in una sorta di bailamme collettivo.

Da queste premesse, cioè dallo scontento diffuso dei “silurati”, fino alle profonde perplessità dei militanti e allo smarrimento conclamato di gran parte dei cittadini, c’è da chiedersi come sarà la campagna elettorale. In altri termini, chi avrà voglia di metterci faccia e tempo per sostenere candidati “prendi i voti e scappa”. Iinfine, la domanda delle domande: quanti si sentiranno spinti alle urne? Dubbi persino scontati, ai quali i partiti devono giocoforza trovare risposte. Possibilmente, se ne sono capaci, rassicurando sul futuro. Non con le solite promesse, le vacue illusioni pre elettorali buone per i gonzi, con le mirabolanti idee di cambiare da subito, appena arrivati al governo, le sorti del Paese. Che, come tutti sanno e, peggio, come tutti toccano con mano, non se la passa benissimo. Il loro compito, anzi, la missione impossibile dei partiti è di restituire fiducia e trovare motivi di speranza, da qui al 25 settembre. Che ci riescano, beh, qualcuno potrebbe anche crederci.

I problemi sono enormi, le previsioni economiche, sociali e produttive per l’autunno quasi catastrofiche. E il comportamento della possibile e probabile classe dirigente che uscirà dalle urne, sinora non ha convinto per affidabilità. Lo testimoniano proprio le difficoltà registrate per le candidature, qui in provincia di Varese e non solo. I tanti, troppi paracadutati in un territorio che merita ben altra considerazione, una volta giudicato una sorta di snodo politico nazionale, oggi quasi preso a calci dalla politica, che lo utilizza per i propri fini di potere in spregio alla storia e al presente di una terra che rimane tra le più importanti della nazione. Una terra capace di grandi cose sotto i profili produttivi e culturali, relegata al ruolo di mera dispensatrice di consensi per partiti che, a conti fatti, non li meriterebbero affatto.

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