Accam, Brumana: «No all’ecomostro, sì a fabbrica dei materiali». Salute, dati shock

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LEGNANO – Dopo il Pd che ha parlato di «società a fine corsa», è il consigliere civico legnanese Franco Brumana a definire il destino di Accam «ormai segnato» con un eloquente fotomontaggio (in alto). Senza i 9 milioni di euro che Amga era pronta a mettere sul piatto come primo finanziamento per il salvataggio, secondo Brumana (Movimento dei cittadini) l’impianto di Borsano «non sarà in grado di continuare la sua attività di incenerimento, come è detto esplicitamente nella relazione sul bilancio del consiglio di amministrazione e nel parere della società di revisione. In attesa delle esequie di Accam, i nostalgici dell’inceneritore stanno ipotizzando il suo “revamping”, inglesismo che significa rinnovamento. Sarebbe una soluzione assurda, contraria alla sempre più diffusa cultura dell’economia circolare, che prevede la riduzione ai minimi termini dell’incenerimento dei rifiuti, e in contrasto con l’interesse pubblico delle comunità della nostra zona».

«Inceneritore dannoso, inutile, antieconomico»

Brumana spiega quindi nel dettaglio la sua posizione: no all’inceneritore di Borsano «senza se e senza ma» perché «è dannoso per la salute pubblica: Borsano e i vicini centri abitati da 50 anni subiscono gli effetti nocivi dell’inquinamento atmosferico generato dall’inceneritore, che sono stati tenuti accuratamente nascosti, nell’indagine epidemiologia che non ha voluto rilevare gli effetti sui tumori, a differenza di quanto è avvenuto a Vercelli, dove sono stati rilevati aumenti impressionanti dei tumori subìti dai residenti nei pressi dell’inceneritore; è totalmente inutile perché la Lombardia ha un eccesso di inceneritori e perché a pochi chilometri è in funzione il termovalorizzatore di Figino, al quale già Legnano invia i suoi rifiuti. Attualmente brucia rifiuti provenienti da tutta Italia; è antieconomico: il suo revamping era stato progettato nel 2013 prevedendo la spesa enorme di 42 milioni di euro, ma ora costerebbe molto di più anche a causa dell’incendio dell’anno scorso. Per non replicare le perdite che hanno portato Accam sull’orlo del fallimento, dovrebbe bruciare rifiuti speciali, che consentono ricavi molto più elevati e provengono da ogni dove. Dovrebbe inoltre estendere il bacino di raccolta di rifiuti urbani; infine, non potrà usufruire dei finanziamenti europei, che saranno indirizzati solo agli impianti che consentiranno la transizione verso una sempre più diffusa economia circolare». Sì invece «ad ambiti ottimali da individuare nel territorio e non a un’area genericamente “vasta” commisurata alle esigenze dell’inceneritore e a una fabbrica dei materiali anche nella nostra zona, che consenta di selezionare e recuperare i rifiuti riducendo enormemente quelli da inviare all’incenerimento».

Effetti drammatici dall’impianto di Vercelli

I dati di Vercelli citati da Franco Brumana provengono da uno studio epidemiologico svolto in Piemonte dall’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) nel 2015 sulla popolazione residente nei pressi dell’inceneritore, attivo come quello di Borsano dall’inizio degli anni 70 e chiuso nel 2014. Lo studio ha evidenziato gli effetti sulla salute nell’arco di 15 anni, con particolare riferimento ai dati di mortalità e morbilità (ricoveri ospedalieri) per alcune cause correlabili alla residenza in prossimità dell’impianto. I risultati della mortalità mostrano rischi significativamente più elevati nella popolazione esposta per la mortalità totale. Per tutti i tumori maligni si evidenziano rischi più alti fra gli esposti rispetto ai non esposti (+60%), in particolare per il tumore del colon-retto (+400%) e del polmone (+180%). Altre cause di mortalità in eccesso riscontrate riguardano la depressione (rischio aumentato dell’80% e più), l’ipertensione (+190%), le malattie ischemiche del cuore (+90%) e le bronco pneumopatie cronico-ostruttive negli uomini (+50%). Dall’analisi dei ricoveri ospedalieri sono emersi risultati che confermano molti dei rischi emersi da quella dei dati di mortalità: rischi aumentati per il tumore del colon-retto (+35%), depressione (+10%), ipertensione arteriosa (+20%) e le bronco pneumopatie cronico-ostruttive (+12%). Infine, alcuni risultati sono significativamente aumentati solo nelle analisi di morbilità: rischio più alto di ricovero per diabete (+10%), per le malattie degenerative del sistema nervoso centrale (con il 10-20% di aumento del rischio) e per le patologie epatiche croniche e cirrosi (+30%).

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