Accam ha un mese di vita: o si salva o fallisce. Il Pd a Busto attacca Lega e M5S

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BUSTO ARSIZIO – Un mese di vita, e pochi giorni per salvarla: Accam è arrivata davvero al capolinea. O si palesa la Newco, in grado di iniettare la liquidità necessaria a tenere in vita la società e l’inceneritore, o si va verso la procedura di liquidazione e fallimento. E il salvataggio, chiarisce il sindaco di Busto Arsizio Emanuele Antonelli di fronte alle commissioni bilancio e territorio congiunte, «ha una certezza, lo spegnimento dell’inceneritore slitta al 2032», condizione ad oggi indispensabile per la sostenibilità di qualsiasi piano di ristrutturazione.

L’unica strada

La data limite è quella del 30 aprile 2021, termine ultimo per la svolta, fissato dal professor Bruno Inzitari, uno dei consulenti chiamati da Accam per studiare il piano di ristrutturazione e salvataggio. «O si arriva in maniera che la quotidianità sia solvibile con una Newco che possa subentrare nell’ambito del piano di ristrutturazione per garantire la vita della società – ha sintetizzato l’assessore bustocco Gigi Farioli – oppure se entro fine settimana prossima non avremo un piano accompagnato da un impegno di società che garantiscano continuità, la strada non potrà che essere quella di iniziare una procedura di liquidazione e fallimento». Che comporterebbe l’impossibilità, per 5 anni, di «promuovere o aderire a società che si occupano di smaltimento rifiuti». Una norma della Legge Madia che rischia di avere ricadute anche su Agesp, a cui è stato recentemente affidato l’intero ciclo integrato dei rifiuti, non solo raccolta ma anche smaltimento.

Un mese: ora o mai più

La vicenda Accam arriva al dunque. Ad un nuovo piano di ristrutturazione e salvataggio che domani, 2 marzo, inizierà ad essere illustrato nell’assemblea dei soci, che ancora non voterà il bilancio 2019. E che arriva dopo una serie di lettere e di riunioni per definire l’operazione. Tra cui anche quella di tre comuni soci minori di Amga (Buscate, San Giorgio e Magnago) che prendono le distanze da Legnano e invitano a proseguire nell’operazione Newco. «Il tempo stringe – ricorda il presidente della commissione territorio Roberto Ghidotti – Accam ha già previsto le procedure di dismissione dell’impianto». Lo ha messo nero su bianco il presidente Angelo Bellora, annunciando che in caso di “No deal”, dal 31 marzo Accam non ritirerà più i rifiuti e avvierà le operazioni tecniche per lo spegnimento dell’inceneritore, che richiedono quattro settimane lavorative.

Tocca a Busto

Ora tocca a Busto approvare l’atto di indirizzo che dà mandato al sindaco e ad Agesp per perfezionare l’operazione. «Siccome non vogliamo essere ipocriti – precisa Gigi Farioli – scriviamo che non può prescindere dalla messa in sicurezza dell’impianto, perché non esiste alcun progetto di ristrutturazione che prescinda dall’utilizzo dell’inceneritore fino al 2032». Il sindaco Emanuele Antonelli aggiunge che «un termovalorizzatore sul territorio ha un valore enorme», ma anche che con la Newco «finirebbe la politica dei 27 Comuni», oltre a ricordare «il problema occupazionale», 30 dipendenti «non ricollocabili». Dal M5S Claudia Cerini però insiste con il “No” ad Accam: «Ha 11 milioni di debiti, di cui il 40% da pagare anche in caso di ristrutturazione, e con gli investimenti previsti ci sono 20 milioni da tirare fuori – l’elenco delle critiche – è grave che il bilancio non sia ancora stato approvato e il ritorno in house non è plausibile visto l’aumento stimato di rifiuti speciali, anche se intermediati da Ala».

Il PD attacca Lega e M5S

E c’è un caso politico, che è il PD a mettere in evidenza con parole molto nette. Prima con la consigliera Cinzia Berutti, che ricordando il «passaggio in giunta non votato dall’intera maggioranza», si è rivolta direttamente alla Lega per chiedere chiarezza sulla posizione politica: «Cosa avete intenzione di fare su questo atto di indirizzo?». Poi con il presidente del consiglio Valerio Mariani, che dopo aver ammesso che «il nostro gruppo è in difficoltà per la non chiarezza della maggioranza», rivolge una frecciata in direzione M5S: «Non so se gli amici del Movimento Cinque Stelle, pur rispettando la loro scelta, si rendano conto che cosa vuol dire chiudere l’impianto, se si valutano tutte le conseguenze, a partire dal personale. È una situazione che va governata se no finiamo come a Parma e a Torino dove in campagna elettorale si promette di chiudere gli inceneritori e poi si fanno scelte diverse».

La “dubbia confusione” della Lega

Ma Paola Reguzzoni, per la Lega, ha parlato di «una posizione di dubbia confusione», che rimane in attesa di «tutti gli elementi» per esprimersi rispetto all’atto di indirizzo. «Noi rimaniamo fermi sullo spegnimento, ma abbiamo l’inquietudine del fallimento, che va evitato, perché non siamo dei pasdaran – ammette Reguzzoni – non c’è un voto alla leggera, ma ci chiediamo con che credibilità si possa perseguire una soluzione di salvataggio che si basa su società come Amga e Cap che in sei mesi di “rotture di scatole” non hanno fatto un’assemblea né un atto di indirizzo. Io non mi fido. Dati concreti non ce ne sono. Ed è Accam, non Busto, che ha perso credibilità. Ad esempio ad oggi ancora non c’è l’assicurazione sull’impianto…».

I prossimi passaggi

Domani, 2 marzo, è in programma l’assemblea dei soci che inizierà l’illustrazione del piano di ristrutturazione e che si aggiornerà probabilmente a lunedì prossimo, 8 marzo, per portare in votazione bilancio 2019 e piano. Mercoledì 3 marzo a Busto si riuniranno ancora una volta le commissioni congiunte, per esaminare l’atto di indirizzo sulla base di quanto emergerà in assemblea, mentre giovedì 4 marzo l’atto di indirizzo verrà votato in consiglio comunale.

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