Vaccini nelle imprese, Aime Varese è pronta: «Aspettiamo solo l’ok»

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VARESE – Durante la pandemia le imprese hanno dato prova di patriottismo e senso di responsabilità, rispettando le regole via via imposte: i loro sforzi devono essere ripagati. E verrà accettata qualsiasi scelta per le vaccinazioni, ma servono chiarezza e programmazione. Matteo Marchesi, vicesegretario di Aime ha lanciato oggi, lunedì primo marzo, un appello al mondo della politica ricordando come quello dell’impresa si sia da subito dichiarato disponibile, coinvolgendo i medici del lavoro, a sostenere l’organizzazione dei vaccini nelle proprie strutture.

Dalla crisi sanitaria a quella economica e sociale

Il mondo sta vivendo una crisi globale. La pandemia da Covid-19 ha alterato le nostre aspettative e ha condizionato la vita di ciascuno di noi. La crisi è stata sanitaria: migliaia di morti e dozzine di migliaia di ricoverati, nonché sistemi sanitari di tutto il mondo al collasso. Per affrontare questa emergenza si è scelto, in quasi tutto il globo, di sacrificare la vita sociale e consumatrice dei cittadini con l’adozione di chiusure di attività commerciali, centri urbani, attività di ogni genere, spostamenti.
Ciò ha comportato un’altra crisi conseguente, economica e sociale. Ad ora molte attività commerciali, quali, ad esempio, quelle di ristorazione, sono chiuse nelle cosiddette zone arancioni e rosse; altre sono chiuse da diversi mesi anche nelle zone gialle: cinema, teatri, palestre, piscine, centri benessere, etc.. I vaccini sono, ad ora, l’unica vera opportunità per uscire da questo dramma per le nostre imprese, sbloccare la mobilità intraregionale e intranazionale all’interno di Schengen, rilanciare i consumi, l’economia di scala ed il turismo e fuoriuscire da questo impasse.

Le aree a cui assegnare le vaccinazioni

Sappiamo bene che l’approvvigionamento dei vaccini è difficoltoso, poiché le case farmaceutiche produttrici faticano a rispettare le evasioni degli ordini dei quantitativi promessi. Tuttavia dalla politica regionale del nostro territorio ci aspettavamo e ci aspettiamo di più. Serve un piano di vaccinazione sui territori che non sia solo un proseguirsi di annunci e possibilità. C’è bisogno di un’organizzazione di scala che porti gli enti territoriali a individuare aree deputate alle vaccinazioni, per piccoli distretti locali, affinché non ci sia una dispersione di altro tempo ed energie per imprese e lavoratori.

Il piano vaccinale e i tempi di programmazione

Trovo iniquo poter vaccinare un anziano, over 80, presso centri provinciali unici, spesso lontani dal luogo di residenza, generando solo problematiche per i suoi figli, le fasce produttrici. Eppure abbiamo un’ampia scelta di luoghi dove, in ogni Comune, frazione o località è possibile fare le vaccinazioni: sale pubbliche, palestre, cinema e teatri, oratori, velocizzando così le operazioni ed evitando i disagi ai cittadini che si sono verificati in queste settimane. Tutto ciò va necessariamente condito con un tempo di programmazione del piano vaccinale coerente con le dosi che abbiamo attualmente a disposizione. È impensabile promettere vaccinazioni di intere fasce di popolazione per poi arretrare, creando solo confusione e aspettative disattese.

Ripagare gli sforzi degli imprenditori

Un ultimo punto, non da ultimo come importanza: le scelte politiche. Non si può prescindere dal vaccinare lavoratori e imprese, motrici del mercato e produttori di consumi. Serve un’attenzione maggiore alla fatica del tessuto imprenditoriale dell’ultimo anno e la campagna vaccinale deve essere l’occasione per ripagare gli sforzi degli imprenditori e tutelare per primi i loro interessi.
Non importa come, quando e perché: le imprese hanno dato prova di grande patriottismo e senso di responsabilità, rispettando le regole via via imposte. La loro versatilità, duttilità e attenzione deve essere ripagata: qualsiasi scelta – vaccinazione presso le aziende, il medico del lavoro o anche centri pubblici – verrà accettata, ma serve chiarezza e programmazione.
Ribadiamo con forza che le imprese si sono dette da subito disponibili a sostenere l’organizzazione dei vaccini nei propri stabilimenti e/o sedi, coinvolgendo i medici del lavoro: insomma, aspettiamo solo l’ok e una seria e concreta programmazione.

                                                                                                                                    Matteo Marchesi, vicesegretario di Aime

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