Albizzate, vide la madre e i fratellini morire sotto le macerie. Choc senza fine

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ALBIZZATE – «Cinque telefonate al padre soltanto nel corso dell’udienza di oggi». Il dato è rilevante per inquadrare lo stato di prostrazione nel quale vive un bimbo di soli 9 anni, saranno 10 tra poco, dal 24 giugno 2020. Quel giorno il piccolo ha assistito impotente al distacco di quasi 70 metri di cornicione da uno stabile di via Marconi ad Albizzate. Quando il crollo si è portato via mamma Fouzia e i suoi due fratellini era fermo sull’altro lato della strada. Ha lasciato la madre per pochi minuti per salutare un amichetto. Il piccolo Adam si è salvato «Ma le ripercussioni a livello psicologico sono pesantissime», spiega Matteo Bonatti, legale di parte civile.

Teme di perdere anche il padre

Ieri, giovedì 13 maggio, davanti al Gup del tribunale di Busto Arsizio Piera Bossi si è aperto il processo a carico dei due indagati per disastro e omicidio colposo per i quali il pubblico ministero Nadia Calcaterra, che ha coordinato le indagini, ha chiesto il rinvio a giudizio. «Nel corso dell’udienza – spiega Bonatti – Il piccolo ha telefonato al padre per cinque volte. Dopo quanto accaduto sotto i suoi occhi è terrorizzato di non vedere più tornare il papà ogni volta che questo si allontana. La situazione è di una delicatezza estrema». Padre e figlio vivono ancora ad Albizzate: «Una famiglia perfettamente integrata – spiega l’avvocato – Alla quale la comunità albizzatese si è stretta attorno. A cominciare dal sindaco». Il Comune ieri ha formalizzato la richiesta di costituirsi parte civile. Il primo cittadino Mirko Zorzo lo aveva già annunciato settimane fa: «Vogliamo giustizia». C’è adesso «La difficoltà di un padre che deve stare vicino nel miglior modo possibile a un bambino traumatizzato. Che vive nell’ansia di perdere anche lui e di rimanere solo. La famiglia gli è vicino in ogni modo ma gli strascichi di questa tragedia continuano ad essere pesantissimi».

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