Alfieri (PD) in Senato: «Putin ha paura della democrazia che avanza»

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ROMA – «Putin teme che la democrazia avanzi. Ha stravolto tutte le regole alla base della comunità internazionale: l’inviolabilità dei confini, il rispetto dell’integrità territoriale, il rifiuto dell’aggressione armata ai fini della soluzione delle controversie». A prendere una dura posizione di condanna dell’azione russa è stato il senatore varesino del Partito Democratico Alessandro Alfieri, intervenuto oggi (martedì 1 marzo) al dibattito in Senato sulla guerra in Ucraina.

Da che parte stiamo

«È un turning point ha proseguito Alfieri – è un momento di frattura all’interno della comunità internazionale come non si vedeva da tempo: una potenza mondiale nucleare che attacca uno Stato sovrano. Ha dunque varcato la linea rossa. Non c’è più spazio per distinguo, ambiguità o equidistanze. Noi dobbiamo dire da che parte stiamo con grande chiarezza: noi stiamo dalla parte dei Paesi europei e dell’Alleanza atlantica».

Costituzione e Nazioni unite

«La cessione di strumenti militari è una scelta sofferta e complicata – ha concluso il senatore – che tocca la nostra identità più profonda. Siamo consapevoli che la pace non sia una conquista per sempre, ma vada preservata giorno per giorno con tenacia. Noi ci approcciamo con grande cautela a questa decisione e ci muoviamo in queste ore drammatiche nel solco dell’art. 11 della Costituzione che ripudia la guerra come offesa e dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite: al popolo ucraino, aggredito militarmente da una potenza nucleare, dobbiamo permettere di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere se stessi e i propri familiari. Lo faremo limitatamente ad una fase straordinaria e non a cuor leggero. Di fronte a questa nuova fase della storia, al presidente Draghi diciamo che non è più rinviabile un’iniziativa per una politica estera e di difesa Comune europea, valorizzando la compattezza costruita in queste settimane a partire da Germania , Francia e Italia. C’è in gioco la sopravvivenza delle democrazie liberali e dei nostri valori».