All’ospedale di Legnano ambulatorio da premio per la salute sessuale femminile

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LEGNANO – Un ambulatorio ad hoc per la salute sessuale femminile, dove venire incontro alle particolari esigenze delle pazienti e con una marcata impronta multidisciplinare. Obiettivo, ricercare le infezioni sessualmente trasmissibili nella popolazione inconsapevole di averne contratta una, attraverso un programma di screening comprensivo di esami gratuiti. Sarà pienamente operativo da metà dicembre all’ospedale di Legnano anche grazie al premio di 35.000 euro assegnato dal bando Fellowship Program di Gilead Sciences, edizione 2023, al progetto, denominato “WomanIST” (WIST).

Progetto vincitore di 35.000 euro

Come illustrato oggi, mercoledì 29 novembre (nella foto in alto, da sinistra: Cesare Candela, Stefano Rusconi e Dario Bernacchia), al 4° piano del settore A dell’ospedale nuovo sarà allestito uno spazio speciale con accoglienza, lettino ginecologico e luci su misura; previsti inoltre un numero di telefono dedicato e l’accesso libero ai test. Vi lavoreranno due medici (un uomo e una donna) a pieno servizio e, a rotazione, quattro infermieri. L’ambulatorio, nato da un’idea di Dario Bernacchia, dirigente dell’Unità operativa complessa Malattie infettive dell’ospedale (e vincitore anche di un altro premio per il coinvolgimento attivo del paziente), lavorerà in stretta sinergia con le Unità di microbiologia e di ginecologia, come sottolineato dal direttore sanitario dell’Asst Ovest Milanese, Cesare Candela.

Per Candela «il premio ricevuto riconosce i meriti delle persone e della struttura in cui operano. Ci fa onore come Azienda e come città. Si tratta di un progetto di particolare importanza per le donne che devono approcciarsi a una gravidanza con la massima serenità possibile, in quanto permetterà di individuare e trattare eventuali infezioni prima che possano compromettere la salute della madre e del feto».

Città da un anno polo universitario

Il direttore dell’Uoc Malattie infettive e docente dell’Università degli Studi di Milano, Stefano Rusconi, ricorda la crescita del reparto nato alla fine degli anni 90 a Cuggiono e che a Legnano è passato (su due piani) da 12 a 22 posti letto, la media degli stessi reparti in Lombardia.

«Trattiamo la tipologia di infezioni più varia – spiega Rusconi – dalla più diffusa, la SARS-CoV-2, nelle sue diverse forme alle complicanze post chirurgiche. Un anno fa la Regione ha individuato Legnano come polo di insegnamento universitario, che fa capo all’ospedale Sacco di Milano e a uno dei dipartimenti del Policlinico di Milano. Altro fiore all’occhiello dell’ospedale di Legnano, nel novembre 2022 ha firmato la dichiarazione di Parigi per il progetto internazionale Fast Track Cities, che punta ad azzerare le nuove infezioni da Hiv entro il 2030. In questo ambito rientra il check point alla stazione ferroviaria, che sarà ufficialmente inaugurato venerdì 1° dicembre».

Bernacchia: «Far emergere gli asintomatici»

Il nuovo ambulatorio, ha spiegato Bernacchia, è nato da «un’intuizione legata alle mie radici di infettivologo. Da 10 anni mi occupo di prevenzione da Hiv e di malattie sessualmente trasmesse che sono in crescita, per varie ragioni: la forte emancipazione delle donne negli ultimi decenni; l’incremento di rapporti occasionali, che espone più le donne; il fatto che nel 75% dei casi queste sono asintomatiche e quindi è un fenomeno in larga parte sommerso. Queste malattie possono portare problemi in gravidanza e in termini di fertilità: per questo puntiamo a sottoporre a test quante più donne possibile, coinvolgendo anche i loro partner sessuali e spingendole a informare altre donne. Facciamo leva poi sulla collaborazione con la cooperativa Albatros, sul check point in stazione, su campagne di informazione nelle scuole e sul territorio: l’attività sessuale si è fatta precoce, inizia dai 14 anni, occorre educare alla protezione».

«Poche nuove diagnosi di Hiv. Ma non è un successo»

Secondo Bernacchia, l’uso del preservativo è in drastico calo. «Attualmente abbiamo in terapia per Hiv un migliaio di pazienti, tutti adulti: i minori vengono seguiti al Sacco di Milano. I nuovi casi sono una decina nell’ultimo anno, che ritengo comunque tanti: vedere simili diagnosi per me è una sconfitta, in primis fra i giovani ma anche fra le persone di mezza età o fino a 55 anni, per le quali la diagnosi arriva anche con qualche anno di ritardo. Ricordo che, fra le altre, esiste una profilassi post esposizione a rischio, con una terapia di 30 giorni che impedisce l’attecchimento dell’Hiv».

Sulla diffusione del virus, Rusconi ricorda i dati del Coa, il Centro operativo Aids dell’Istituto superiore di sanità, secondo cui al 31 dicembre 2022 le nuove diagnosi in Italia sono costanti, pari a 3,2 ogni centomila residenti, sotto la media europea. «Ma in Italia – ricorda il professore – su circa 2.000 nuovi casi all’anno, il 58% sono diagnosi tardive, cioè con immunità compromessa: sono soprattutto maschi, eterosessuali, con più di 50 anni di età. Per i minori – conclude – ci sono casi drammatici, pochi ma ci sono, dove la madre scopre la sieropositività all’inizio del travaglio, e lì diventa una corsa per tutelare la salute del bambino».

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