Quando a Busto si corre in aiuto del vincitore

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Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore. Il formidabile aforisma di Ennio Flaiano è vero a metà per Emanuele Antonelli, sindaco di Busto Arsizio, salito sul carro di Fratelli d’Italia, partito in ascesa elettorale e, secondo i sondaggi, attestato su percentuali ampiamente a doppia cifra. Una scelta, quella del primo cittadino, che rappresenta innanzitutto un ritorno a casa: la sua storia politica testimonia fin dall’inizio le simpatie, anzi, l’adesione alle ideologie di destra. Nessuna sorpresa, quindi, se egli trova spazio tra le truppe di Giorgia Meloni, che all’apparenza lo accolgono a braccia aperte.

Attenzione, però: Antonelli sceglie di riaccasarsi da quelle parti anche per un altro motivo, da ricercare proprio nel nuovo peso politico di Fratelli d’Italia, che nelle contrattazioni pre elettorali per le candidature potrà alzare la voce, proponendo e imponendo i propri rappresentanti. Se Antonelli intendesse, come pare intenda, ripresentarsi come sindaco di Busto Arsizio avrebbe le spalle politicamente coperte. Da un partito oggi vincitore. Per dirla in un altro modo, da uno che si dichiarava “civico” non è propriamente una scelta soltanto ideologica, bene che vada è anche tattica.

Poi tutto si può giustificare e dissimulare, ma i fatti restano. Fatti che rimandano a quattro anni fa, quando Emanuele Antonelli fu indicato all’interno della coalizione di centrodestra come candidato ideale a discapito della leghista Paola Reguzzoni, che perse al ballottaggio. Un civico poco civico, il sindaco di Busto, che arrivava da solide esperienze politiche in Alleanza nazionale e poi nel Pdl. Il suo mentore era Nino Caianiello, all’epoca potente e incontrastato ras della politica locale che, assieme a Forza Italia, lo ha sospinto prima a Palazzo Gilardoni, quindi alla presidenza della Provincia.

Perso lo sponsor per i noti guai giudiziari, Antonelli si è ritrovato senza un punto di riferimento e di stimolo a pasticciare dentro una politichetta priva di autentici leader, infarcita di improbabili personaggi, alcuni addirittura macchiettistici, tra gruppi, grupposcoli e singoli che gli hanno ballato e gli ballano intorno più per obiettivi personali che per reali convinzioni amministrative. Fino alla sua decisione di aderire a Fratelli d’Italia voltando le spalle ai molti che sino ad oggi, nonostante i suoi alti e bassi, lo hanno sostenuto. Antonelli li ha mollati lì e buona notte.

Ma in politica non ci sono né frati trappisti né suore orsoline, non c’è da sorprendersi. Nemmeno quando il sindaco dice che a fargli la corte siano stati i vertici di Fratelli d’Italia e, gli stessi vertici (Ignazio La Russa) affermino il contrario, che sia stato lui a corteggiare il partito. Ma non è questo il punto. Che è invece da ricercare nello scenario che si appalesa ora con l’adesione di Antonelli a FdI, che non esalterà né Forza Italia, o quello che ne rimane, tanto meno la Lega, intenzionata a riappropriarsi con un suo candidato sindaco di Busto Arsizio, forte tra l’altro della vecchia promessa solenne dello stesso Antonelli di presentarsi per un solo mandato. Intenzione che a quanto pare non vale più.

Sia come sia, si profila un bel match, a patto che i capataz leghisti a livello nazionale non ci mettano di nuovo il becco, mortificando le legittime aspettative della storica sezione bustocca. Facile pensare che possa accadere proprio così in funzione di accordi più o meno misteriosi, ma neanche tanto, che contemplerebbero equilibri politici provinciali e regionali da rispettare. Vero? Falso? Tutte e due le cose insieme, con buona pace di una città che meriterebbe qualcosa di più di politici che corrono in aiuto del vincitore.

Il sindaco di Busto Arsizio annuncia: aderisco a Fratelli d’Italia

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