Concerti dai balconi, nel libro di Ielmini l’indagine sulla musica per una rinascita

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VARESE – «Con il libro che ho scritto nei fatidici sessantanove giorni del primo lockdown ho cercato di capire – e far capire – perché in quel periodo la gente si sia affidata così tanto alla musica, come succede con un santo». Davide Ielmini, giornalista e critico musicale di Varese, ha raccolto le testimonianze di diversi “addetti ai lavori” – non solo artisti, compositori e docenti di conservatorio ma anche medici, neuroscienziati, sociologi e antropologi – per spiegare in che modo, come recita il titolo della sua opera uscita a fine ottobre, “La musica ci salverà”.

Una nuvola di suoni

«L’idea di scrivere il libro mi è venuta uscendo sul balcone di casa e accorgendomi che da qualsiasi finestra aperta si sentivano uscire note di ogni genere, che provenissero da un impianto stereo, dalla radio o da chi suonava uno strumento come, per esempio, la tastiera o il trombone. Una nuvola di suoni che, nelle serate di aprile e maggio, mi circondava anche dopocena». L’intento non è stato però raccontare ciò che è successo, bensì perché è successo e «creare una mappa delle diverse anime della musica. Come un’inchiesta giornalistica sul palcoscenico umano e comunicativo, ancor più che artistico, che è diventato il balcone. Ci sono saliti tutti, dal ragazzo con la sua chitarra fino ai professionisti della Scala».

Un rito per affrontare le difficoltà

Come ha spiegato Ielmini, tra le sezioni in cui è diviso il libro, ci sono quelle incentrate sugli aspetti sociali, in particolare sul ruolo della musica di fronte alle difficoltà, e terapeutici. «Ho selezionato dei professionisti che sapevo mi avrebbero aiutato a capire cosa stesse succedendo, e dove si poteva andare. Tra gli intervistati ci sono stati Nicola Sertori, medico al policlinico San Marco di Zingonia e batterista autodidatta, che ha portato la filodiffusione nei reparti Covid, e Emiliano Toso, biologo cellulare che, servendosi delle vibrazioni che possono essere più facilmente percepite dall’uomo, compone brani per far stare meglio il corpo. L’antropologo Giovanni Gugg ha messo in evidenza non solo la capacità della musica quale grande aggregante sociale, ma anche come la sua ritualità permetta di affrontare l’emergenza».

L’uomo è la misura

«“La musica ci salverà”, ha dichiarato Fortunato Ortombina, sovrintendente del teatro La Fenice di Venezia, richiamando Dostoevskij; secondo Franco Mussida della Pfm sarà il sestante per un nuovo umanesimo», ha aggiunto Ielmini, pianista e autore della rubrica “Note a margine” per la rivista “Musica”. «Ho cercato di fornire alcune chiavi per comprendere come potrà avvenire. Alex Braga, conduttore televisivo, dj e compositore, ha ideato una piattaforma per i concerti live a distanza e un’intelligenza artificiale per suonare dal vivo in grado di amplificare le potenzialità del musicista. Però, nelle riflessioni compiute insieme a lui su una possibile rinascita culturale, sociale ed economica, ho constatato come l’uomo torni sempre al centro di tutto, libro compreso: l’uomo è la misura e le scelte del futuro sono nelle sue mani, non della macchina».

Gli intermittenti del mondo dello spettacolo

«Nell’indagine su questi aspetti evolutivi ho voluto anche mettere in luce dove si potrebbe andare se in Italia quanti sono stati definiti dal jazzista Paolo Fresu “gli intermittenti del mondo dello spettacolo” ricevessero più attenzione. Perché è l’artista il vero soggetto trascendentale in grado di superare qualsiasi abisso, anche creativo». Gli schermi di cellulari e computer, «quel “muro di vetro” sul quale si sono arrampicati tutti creando connessioni», hanno permesso di guardarsi in faccia e accorciare la distanza». Ma, come ha osservato Ielmini, «i concerti, e da ultimo i balconi, hanno dimostrato che anche la musica è capace di creare una comunità. Appartiene al dna dell’uomo così come il desiderio di condividere, ed è una delle sue espressioni più tolleranti».

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