Battaglia del San Martino, a Duno il 16 ottobre si celebra il 79° anniversario

DUNO – Il Comitato Provinciale per le Onoranze ai Caduti del San Martino, in onore e in ricordo di tutti coloro che sono caduti per la libertà combattendo l’oppressione nazifascista, ha programmato la celebrazione della Battaglia del San Martino per domenica 16 ottobre, presso il sacrario dell’omonimo monte situato sopra Duno. L’evento durerà tutta la mattinata.

Coinvolti gli studenti

Quest’anno la manifestazione avrà una particolare valenza, in quanto saranno coinvolti gli studenti delle scuole del varesotto. Alle 9.30 il ritrovo dei partecipanti presso la vetta del San Martino a Duno, alle 9.45 la cerimonia dell’alzabandiera prima della Santa Messa. Alle 10.45 avrà quindi inizio la celebrazione civile. Interverranno il prefetto di Varese Salvatore Pasquariello, il sindaco di Duno Marco Dolce, il presidente della Provincia di Varese Emanuele Antonelli, il presidente della Comunità Montana Valli del Verbano Simone Castoldi e la presidente di Anpi provinciale Varese Ester Maria De Tomasi. Quindi la commemorazione a cura di Rosario Nucifora, docente dell’Istituto Comprensivo Dante Alighieri di Cuveglio, con l’intervento degli studenti della stessa scuola, che poi procederanno alla piantumazione di due faggi. Alle 12.15 si chiuderà con l’ammainabandiera: interverrà la Filarmonica Cuviese. Guido Calori sarà cerimoniere della manifestazione.

La Battaglia del San Martino ricordata da Anpi

A ricordare i fatti del San Martino è Ester Maria De Tomasi, presidente Anpi provinciale Varese.

Sono trascorsi 79 anni da quei giorni 13, 14, 15 novembre 1943 e noi siamo ancora qui a ricordare quegli uomini che combatterono al motto di “non si è posto fango sul nostro volto”. L’esatta denominazione del gruppo era la seguente: ‘Esercito Italiano – Gruppo cinque giornate – San Martino di Vallata – Varese’. Il loro motto era ‘non si è posto fango sul nostro volto’.

Il gruppo Cinque giornate era così composto da 3 compagnie per un totale di circa 180 uomini. Al gruppo, che era al comando del colonnello Carlo Croce, successivamente si aggiunsero antifascisti provenienti da Varese, Milano e periferie. A loro si unirono semplici operai, studenti, un ufficiale americano, uno francese e un soldato sovietico, questi ultimi fuggiti da un campo di prigionia.

La mattina del 15 novembre 1943 i partigiani subirono il primo attacco sulla salita e verso il piazzale di Vallalta, a cui risposero con le loro mitragliatrici proprio li posizionate, resistettero anche ad un bombardamento aereo; tedeschi e i fascisti salivano sempre più numerosi e i partigiani furono costretti a ritirarsi nel sottostante forte, sempre incalzati dalle truppe nazifasciste. Alcuni di loro furono catturati e dopo inenarrabili sevizie e torture, inflitte loro nei sotterranei della scuola di Rancio Valcuvia, i sopravvissuti furono fucilati.

Alcuni partigiani, riuscirono dopo una rocambolesca fuga a riparare in Svizzera, percorrendo le gallerie della linea Cadorna, tra l’accerchiamento nazifascista. Il Professor Ambrosoli e il comandante della seconda Compagnia Campodonico, hanno ben inquadrato l’evento. A livello storico il primo e come protagonista della battaglia il secondo.

Leggendo la piccola pubblicazione ‘Il san Martino e la sua battaglia’, riusciamo a capire come i protagonisti, attraverso piccoli e grandi gesti, siano diventati degli eroi. Doveroso ricordare che tanti di loro uscirono dalla Svizzera per riprendere la lotta partigiana.

Mai come in questo momento, le loro gesta ci ricordano che la coesione anche di uomini appartenenti ad ideologie partitiche diverse serve per raggiungere un comune obbiettivo. La battaglia del San Martino, anche se finita perdente, è stata un luminoso esempio da seguire per altri partigiani che hanno continuato ed altri ancora che hanno iniziato la lotta.

Se i tedeschi e i fascisti speravano di utilizzare la battaglia del San Martino come deterrente alla lotta, hanno ottenuto l’esatto contrario. Sta a noi ora continuare a fare memoria e seminare i valori della Resistenza, attraverso la nostra Carta Costituzionale.