Genitori, figli bamboccioni e Corte di Cassazione

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di Gian Franco Bottini

E’ Ferragosto e sotto l’ombrellone nascono spesso delle discussioni che in altri momenti non troverebbero spazio . Anche gli Umarells, fisicamente sparsi un po’ in giro, si sono ritrovati in quello che l’arguto Avvocato ha denominato “Skype cafè” , per via di una difficoltosa ma riuscita video connessione.

Noi siamo intervenuti in corso d’opera quando l’argomento di conversazione era già stato avviato dalla Veneta, indispettita da una sentenza della Corte di Cassazione che definisce non obbligatorio, da parte dei genitori, il mantenimento dei figli quando questi fossero arrivati alla conclusione del loro percorso scolastico. L’Avvocato stava spiegando alla Veneta, scandalizzata nonna- chioccia di un paio di nipoti “farlocconi”, che la libertà dei genitori di comportarsi come meglio credono non veniva intaccata dalla Corte ma che unicamente veniva sancita la non obbligatorietà, visto che proprio la sentenza stessa testimonia l’esistenza di casi nei quali i genitori subiscono delle situazioni da loro non gradite.

Il Sempreverde, eccessivo nei suoi giudizi, affermava che lui a diciott’anni , finita la scuola, era stato spedito in giro per il mondo a “montar telai” e si era ritenuto fortunato , mentre oggi i giovani che si presentano a cercar il primo lavoro sembra che lo facciano di malavoglia, chiedono subito quanto si guadagna , quante ferie, l’orario di lavoro, se gli straordinari sono obbligatori e poi ti dicono di no se c’è il pericolo di lavorare qualche sabato.

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Gian Franco Bottini e gli Umarells

La Gina, detta Bartali per il suo andar sempre contro corrente, aveva immediatamente, e questa volta giustamente, rifiutata questa generalizzata immagine di “fancazzisti” fornendo la sua opinionei: “Non si può dire che tutti son così ! E’ vero però che abbiamo tirato su qualche generazione un po’ viziata, abituata a un tenore di vita difficile da rinunciare e difficile da mantenere, soprattutto quando i tempi si fan duri. Per non rinunciare al suo tenore di vita spesso un giovane evita di assumersi quegli oneri che il suo rendersi indipendente comporterebbe, trovando spessissimo i genitori consenzienti e felici di togliere al loro “bimbo” ogni responsabilità, come un tempo invece si faceva per i maschi al massimo fino al militare e per le femmine fino al matrimonio. Forse, per alcuni che possono permetterselo, è il modo di cercar di allontanare la vecchiaia, sentendosi ancora necessari ! Fatemela dire però: oggi la reale scarsità di lavoro è spesso una facile scusa per alimentare una certa indolenza facilitata anche dalla politica che pare più preoccupata di distribuire “paghette” piuttosto che creare lavoro. Da parte dei giovani alcune conquiste di benessere,il tempo libero,la palestra , l’aperitivo, l’apericena, la “movida” e così via vengono percepite non come conquiste da difendere e guadagnarsi giorno dopo giorno, ma come necessità irrinunciabili che, in qualche modo, devono essere a loro garantite.”

Per la verità anche quest’ultima affermazione ci era parsa eccessiva e sicuramente orientata ad innescare la discussione sulle responsabilità, cosa immediatamente verificatasi per l’ intervento, a dir poco curioso, del Professore; intervento che riportiamo nella sua sostanza se non nella sua interezza. “Questi e altri problemi della società sono colpa della “pillola” aveva categoricamente affermato Il Professore creando dei presumibili sguardi interrogativi negli ascoltatori. “Parliamoci chiaro e senza ipocrisie. Ai nostri tempi i giovani trovavano lo sbocco della loro naturale e legittima spinta sentimentale , oltre che ormonale, prevalentemente nel matrimonio che significava figli, responsabilità, sacrifici . Anche la morale, per la carità, era diversa ma, insomma, nella sostanza si cominciava presto ad essere adulti responsabili”.

“La “pillola” ha tolto alle ragazze certi freni e certe preoccupazioni, le spinte naturali possono essere tranquillamente risolte pur restando poi ognuno a casa propria, hanno preso corpo certe definizioni di “paghetta”,”lavoretti”, “stage”,”anno sabatico”, cose meno impegnative insomma , ma sufficienti a prolungare quella vita goliardica dalla quale è stato sempre difficile, anche ai nostri tempi, staccarci. Per
non parlare del calo delle nascite!” Le argomentazioni del Professore erano poi continuate in maniera più o meno convincente e si erano
concluse con una affermazione categorica: “Ecco perché dico che la responsabilità è della “pillola”! D’altra parte non c’è nulla di strano pensare che se l’umanità trae origini dalla donna, anche i grandi mutamenti sociali possano partire sempre da lei “.

E’ Ferragosto e, come si suol dire,tutto finisce con il primo temporale, ma qualche opinione del Professore vale la pena di mettersela in valigia, per trasformarla poi in una privata riflessione autunnale .

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