Busto, Accam & Co: Alberto Bilardo parla davanti al pm. Per oltre 13 ore filate

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BUSTO ARSIZIO – Mister Accam, l’ingegner Alberto Bilardo, interrogato per 13 ore dal pubblico ministero milanese Luigi Furno. Bilardo, stando agli inquirenti, era uno degli uomini fidati di Nino Caianiello, il plenipotenziario di Forza Italia in provincia di Varese, arrestato lo scorso 7 maggio in seno all’inchiesta Mensa dei poveri, definito dai magistrati “burattinaio” di un sistema corruttivo a cavallo tra Varese e Milano.

Il suo ruolo in Accam

Lunedì 10 giugno Bilardo ha risposto dalle 10 alle 23 alle domande del pm. La conclusione di un interrogatorio iniziato in realtà lo scorso 27 maggio. Roberto Aventi, legale dell’ingegnere, non rilascia dichiarazioni sull’esito dell’interrogatorio «In accordo con il mio assistito». Stando a indiscrezioni Bilardo avrebbe rilasciato dichiarazioni considerate utili per l’accusa a conferma dell’impianto accusatorio, in particolare per il presunto ruolo apicale che gli inquirenti attribuiscono a Caianiello. Bilardo, secondo gli investigatori, avrebbe curato gli interessi dell’associazione a delinquere «Operando nella qualità di consigliere di amministrazione della società a partecipazione totalmente pubblica e quale segretario cittadino di Forza Italia del comune di Gallarate fino al l’1 agosto 2018, con il compito di mantenere le relazioni con i privati corruttori, anche grazie all’attività professionale del suo studio di ingegneria civile che svolge in palese conflitto di interessi con i paralleli incarichi politici e di governance di società municipalizzate», si legge nell’ordinanza. Anche lui «Sotto la costante etero-direzione di Caianiello, avrebbe svolto, inoltre, il compito di mantenere gli equilibri all’interno della società in house Accam spa, grazie anche al rapporto diretto che lo stesso intrattiene con il direttore generale Paola Rossi. Anche per lui la Procura sostiene che agisce con consapevole adesione al programma criminoso del sodalizio a cui presta le sue capacità professionali». Bilardo, a un certo punto dell’inchiesta, capì anche che la giustizia si stava interessando a lui. Trovò infatti un cimice piazzata nei condizionatori del suo ufficio dagli inquirenti. Bilardo sparì all’improvviso dalla scena pubblica. «Ho paura che mi arrestino domani». Per gli inquirenti il passaggio è abbastanza fondamentale: Bilardo era consapevole di compiere azioni al di fuori della legge. Per questo ebbe quella precisa reazione. Venerdì sarà interrogato il Mullah Caianiello: tutti i suoi presunti “gregari”, o almeno quelli sinora sentiti dai pm, hanno parlato.

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