Ennesima aggressione in carcere a Busto: ferito agente Polpen. «Situazione insostenibile»

BUSTO ARSIZIO – Ennesima aggressione ai danni di agenti della Polizia Penitenziaria del carcere di Busto Arsizio. E ancora una volta a rendersi responsabile di un fatto che avrebbe potuto avere conseguenze ancora più gravi è stato un detenuto con problemi psichici. Da anni fatti simili si susseguono, senza contare gli incendi appiccati nelle celle (l’ultimo a Busto ha causato danni ingenti), con denuncia da parte delle organizzazioni sindacali ma anche da parte delle amministrazioni carcerarie di una situazione che sta diventando insostenibile. È una questione di sicurezza sia per gli agenti, che rischiano ogni giorno sul lavoro, sia per i detenuti.

L’ultimo episodio segnalato risale alla serata di ieri, mercoledì 21 giugno. L’accaduto è ben spiegato in una comunicazione di Salvatore Castelli, Funzione pubblica CGIL Varese- Coordinamento Regionale FP CGIL Polizia Penitenziaria.

Il Comunicato

Ieri sera nella Casa Circondariale di Busto Arsizio si è verificato un grave episodio di aggressione da parte di un detenuto in danno di due agenti di polizia penitenziaria.
Il collega di servizio nella sezione è stato colpito al viso con degli schiaffi da un detenuto affetto da problemi psichiatrici.
Dopo averlo schiaffeggiato lo ha bloccato dal collo.
In aiuto è giunto un altro collega che a fatica è riuscito a liberare l aggredito dalla morsa del detenuto.
In soccorso giungeva poi altro personale.
I due colleghi sono stati poi accompagnati presso il pronto soccorso.
Quello di Busto è l ennesimo episodio di aggressione verso la Polizia Penitenziaria.
L aggressore è soggetto affetto da problemi psichiatrici.
Da tempo la CGIL Polizia Penitenziaria denuncia l’inerzia dell’ Amministrazione Penitenziaria sul problema delle aggressioni contro il personale.
Aspettiamo da tempo i protocolli operativi per la gestione di questi eventi critici.
Lamentiamo le difficoltà nel reperire posti ove trasferire i detenuti con gravi disturbi psichiatrici e la mancanza di posti nelle residenze per l esecuzione delle misure di sicurezza adibiti al ricovero di detenuti socialmente pericolosi che non possono più stare in carcere.

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