Giravano informazioni sensibili ai gelesi. I carabinieri infedeli di Busto indagati anche a Milano

busto carabinieri infedeli

BUSTO ARSIZIO – «Qui stanno cercando di ricostruire tutto, i carabinieri anche, c’ho degli amici a Busto, c’ho un mio amico carabiniere»: questa è soltanto una delle intercettazioni emerse durante le indagini che hanno portato due militari in servizio sino a poco tempo fa nella compagnia di Busto Arsizio ad essere indagati per falsità ideologica, truffa ai danni dello Stato e violata consegna. Anzi è una delle prime intercettazioni che hanno portato i magistrati della procura di Novara ad andare a fondo della vicenda. I pm piemontesi, che indagavano sull’omicidio di Matteo Mendola, bustese di 33 anni di origini gelesi, assassinato a Pombia nell’aprile 2017, sono stati i primi a interessarsi alla vicenda.

Tre procure coinvolte nell’inchiesta

Al termine dell’inchiesta (per i due militari è stato chiesto il rinvio a giudizio dalla procura di Busto con udienza davanti al Gup slittata da dicembre 2018 a marzo 2019) saranno tre i palazzi di giustizia coinvolti nelle indagini. Oggi di fatto sono due i fascicoli a carico dei carabinieri, uno oggi in pensione, l’altro da poco trasferito alla base Nato di Solbiate Olona senza mansioni attive. Il primo, quello più corposo, in carico all’autorità giudiziaria bustocca. Il secondo in carico a quella milanese. La procura di Milano ha infatti indagato i militari per accesso abusivo in banca dati. Stando agli inquirenti avrebbero fatto dei controlli, con tanto di accesso a dati ultrasensibili, su commessa della criminalità gelese di Busto Arsizio. Per l’accusa avrebbero fatto per i criminali ciò che invece gli inquirenti fanno per trovare i criminali. I procedimenti a carico degli indagati sono due. Indagati che, all’avvio dell’inchiesta, erano dieci: la procura di Busto ha poi circoscritto fatti e responsabilità arrivando a trovare elementi di prova sufficienti a chiedere il rinvio a giudizio per i soli due carabinieri in questione. Nei guai c’era poi anche un terzo carabiniere, nel frattempo deceduto.

Volto noto e stimato in città

La notizia del presunto coinvolgimento dei due uomini dell’Arma con numerosi esponenti della criminalità gelese (si parla di anni di rapporti con tanto di soffiate su eventuali controlli affinché i controllati potessero evitarli) ha scosso profondamente Busto e l’intero territorio. Uno dei due carabinieri, in particolare, era una figura di riferimento non soltanto per i colleghi, in virtù dell’esperienza accumulata negli anni, ma anche per i cittadini. Era un volto famigliare, molto conosciuto in città, molto presente anche “sulla strada” nonostante fosse l’ex comandante del nucleo operativo e radiomobile della compagnia carabinieri di Busto.
Nell’arco della giornata, in più occasioni, abbiamo cercato di contattare l’avvocato bustese Giorgio Santino Slongo, che rappresenta i due militari, senza mai ottenere risposta.  Non è stato così possibile raccontare la verità dei due indagati sull’accaduto.

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