L’avvocato Cramis replica all’Anm: “La Giustizia funziona nel rispetto reciproco”

BUSTO ARSIZIO – Dopo l’intervento dell’Associazione Nazionale Magistrati in difesa del pubblico ministero della Dda di Milano Alessandra Cerreti l’avvocato bustocco Francesca Cramis (nella foto) replica. Cramis, indagata dal pm Cerreti con l’accusa di aver favorito Emanuele De Castro, ex affiliato di ‘ndrangheta oggi divenuto collaboratore di giustizia, aveva annunciato un esposto al Csm dopo che tutte le accuse a suo carico erano state archiviate. L’Anm di Milano con una nota divulgata ieri, giovedì 21 ottobre, aveva affermato che «ancora una volta, il Pubblico Ministero viene rappresentato come portatore di un interesse personale alla condanna, obiettivo da raggiungere a tutti i costi, anche abusando delle prerogative processuali che gli sono proprie».

La replica dell’avvocato Cramis

Con il comunicato del 21 ottobre 2021, relativo alla vicenda che vede contrapposte il sostituto procuratore Cerreti e l’Avv. Cramis, la sezione locale di ANM ha posto l’accento su alcuni principi assolutamente condivisibili: il Pubblico Ministero, per ruolo, funzioni, valori, non può essere “portatore di un interesse personale alla condanna, obiettivo da raggiungere a tutti i costi, anche abusando delle prerogative processuali che gli sono proprie”; la funzione che l’ordinamento repubblicano assegna al rappresentante della pubblica accusa è anzitutto di garanzia, in un quadro assiologico che non può non essere quello dei principi costituzionali. A tali riflessioni ne andrebbero poi aggiunte altre: i valori a cui si ispira l’accusa sono invero comuni, nel rispetto dei differenti ruoli, a quelli della difesa e di chi è chiamato a giudicare. Evidente è quindi che il sistema Giustizia funziona solo quando tutti coloro che ne sono gli attori agiscono nel rispetto reciproco e, soprattutto, con l’obiettivo di tutelare l’individuo, sia esso imputato o persona offesa, e di sorvegliare sul pieno rispetto dei principi fondamentali dell’ordinamento. Non può pertanto non apparire singolare la scelta di ANM Milano di invocare, nel censurare una narrazione asseritamente parziale della vicenda, una generalizzazione della figura del Pubblico Ministero che nessuno ha mai inteso proporre. Non pare peraltro che analoghe iniziative siano state assunte quando, in una fase in cui alcun concreto accertamento era stato compiuto, ampio spazio è stato dato alle tesi dell’accusa, esponendo alla pubblica gogna una stimata professionista, con conseguenze intuibili. Impossibile è ritenere che la legittima scelta di rappresentare, a vicenda conclusa, le proprie ragioni, per bilanciare il risalto dato ad accuse rivelatesi infondate, possa essere interpretata come rivolta alla “funzione” del Pubblico Ministero. Occorre infine evidenziare che la prospettata decisione dell’Avv. Cramis, anch’essa legittima, di sollecitare la verifica circa la correttezza deontologica della condotta di un singolo Pubblico Ministero ha ad oggetto comportamenti specifici e non costituisce certamente un attacco personale, peraltro rispetto a una persona la cui preparazione e competenza mai è stata messa in discussione. Sono invece, forse, proprio i valori fondamentali sottesi al ruolo di Pubblico Ministero ad imporre una verifica di quelle condotte che in merito ad essi possono destare perplessità. Ma la censura di una narrazione è un altro tema e – siamo però sicuri che non sia così – invocare una voce unica non pare certo un buon esercizio di democrazia.

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