Cramis dopo il proscioglimento: «Esposto al Csm contro la Dda di Milano»

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Nella foto l'avvocatessa Francesca Cramis e l'avvocato Daniele Galati

BUSTO ARSIZIO – «Certamente presenteremo un esposto al Csm chiedendo di verificare l’operato del pubblico ministero della Dda Alessandra Cerreti». L’avvocato Francesca Cramis lo afferma con estrema convinzione aggiungendo che «Non voglio, ed è questa la ragione alla base delle mia decisione, che ad altri colleghi, magari più giovani e inesperti, possa accadere la stessa cosa. Con possibili esiti devastanti sia a livello professionale che personale».

Accuse in aula

Cramis fa il punto con accanto il collega Daniele Galati che con l’avvocato Marco Maini l’ha difesa in una vicenda iniziata il 16 settembre dell’anno scorso. Cramis fu accusata dal pm Cerreti  di aver aiutato Emanuele De Castro e il figlio Salvatore, entrambi condannati per la loro appartenenza alla cosca della ‘ndrangheta di Legnano-Lonate e oggi collaboratori di giustizia, a distogliere il capitale dalle casse della loro società. Lo scorso settembre, nel bel mezzo di un’udienza del processo Krimisa, la pm aveva sollevato eccezione di incompatibilità in quanto indagata. L’avviso di conclusione indagini al legale era stato notificato alle 18.30 del giorno prima. La pm, di fatto, lo aveva reso pubblico in aula. Lo stesso pubblico ministero aveva poi parlato di «Strategia processuale» per spiegare un gesto tanto eclatante quanto inusuale.

L’archiviazione

Nei giorni scorsi il tribunale di Busto Arsizio ha archiviato tutte le accuse a carico dell’avvocato Cramis. Lo ha fatto su richiesta dello stesso procuratore aggiunto Giuseppe D’Amico. Il quale ha argomentato in maniera estremamente chiara perché non sussistessero i reati contestati a Cramis. «Sulla base delle emergenze d’indagine non può ritenersi sufficiente provato il dolo specifico in capo agli indagati», si legge nel dispositivo del giudice, che ha disposto «l’archiviazione in quanto gli elementi non sono sufficienti per esercitare l’azione penale». «In particolare – scrive il procuratore D’Amico nella richiesta di archiviazione – si rileva come, nel caso di specie, la prova della sussistenza del dolo specifico derivi solo ed esclusivamente dalle dichiarazioni dei testi, i quali risultano indagati in un procedimento annesso. Anche volendo ritenere provata l’intenzione degli indagati di “svuotare” il conto corrente, non può dirsi altrettanto provata l’intenzione di porre in essere la condotta al precipuo fine di evitare l’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali, potendo fondatamente presumere l’inizio della relativa procedura».

Attacco alla funzione difensiva

«Dal mio punto di vista la richiesta di archiviazione chiude una vicenda che ha avuto un inizio terrificante», commenta l’avvocato Galati, «dove a mio avviso utilizzare il procedimento penale per attaccare la controparte, in questo caso il difensore, non è degno di un sistema democratico. E’ un attacco alla funzione difensiva. Già dagli atti appare chiaro che non c’è alcun elemento che possa giustificare una qualsivoglia ipotesi accusatoria a carico dell’avvocato Cramis». Cramis torna sul punto “strategia processuale”. «Appare del tutto evidente – spiega infatti – mettendo in file le date. I fatti risalgono a fine 2019. La data di iscrizione nel registro degli indagati è del 16 settembre 2020. Nello stesso giorno il pubblico ministero ha depositato l’avviso di conclusione indagini. E nelle stesse 24 ore è avvenuta la notifica. Il giorno prima dell’udienza. Quanto accaduto è chiarissimo quanto grave. E’ un clima, quello nel quale lavoriamo, che deve emergere. Di qui la decisione di presentare un esposto al Csm, affinché cose del genere non possano capitare ad altri». Con quella di Cramis il tribunale di Busto ha archiviato anche la posizione dei suoi coindagati Mattia Grassi, Giampaolo Laudani e Francesca Spataro.

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