Il delitto di Busto Arsizio alla Galleria Boragno, De Nart racconta Silvia Da Pont

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BUSTO ARSIZIO – L’incredibile vicenda di Silvia Da Pont, giovane cameriera di Cesiomaggiore (Belluno) fatta morire nel 1951 dall’insospettabile cavalier Carlo Candiani tramite narcotici, fu un caso che conquistò la ribalta della cronaca giudiziaria dell’epoca. Roberto De Nart l’ha raccontata nel libro “Il delitto di Busto Arsizio” che sarà presentato domani, martedì 28 settembre, alla Galleria Boragno alle 17.30; nell’incontro con l’autore, moderato dall’avvocato penalista Gianluca Fontana, interverranno Gabriele Moroni e Laura Marinaro, giornalisti rispettivamente del quotidiano Il Giorno e del settimanale Giallo.

Fu la sorella Maria a dare impulso alle indagini

Il delitto di Busto Arsizio suscitò molto scalpore: se ne occuparono anche i grandi giornali come il Corriere d’Informazione e La Stampa, che seguirono tutte le fasi processuali fino alla Cassazione, e periodici come Tempo, Oggi, La Settimana Illustrata dedicarono ampi servizi alla tragica fine di Silvia Da Pont, ventunenne trovata morta il 28 ottobre 1951 nella cantina della villetta in via Galileo Galilei 3, dove lavorava per la famiglia di Adelchi Nimmo, dipendente di una compagnia aerea.
Negli anni Cinquanta erano molte le ragazze provenienti da famiglie modeste che lasciavano il loro paese per andare in città a fare le bambinaie e le domestiche, finendo però a essere trattate come serve. Del fatto sono note le testimonianze rese dai familiari: il padre Antonio Da Pont, boscaiolo di Cesiomaggiore, la madre Adelina Bortolas, domestica e poi casalinga, e le tre sorelle Maria, Rosina e Santina. Sarà proprio la maggiore, Maria, babysitter a Zurigo, a dare impulso alle indagini che portarono alla sbarra il cavalier Carlo Candiani: settantenne, due volte vedovo, ex commerciante di macchine per cotonifici e appassionato di farmacologia ed erboristeria, fu condannato nei tre gradi di giudizio e morì in carcere.

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