Busto, No Accam chiede un incontro con Antonelli. «Idee confuse e incoerenti»

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BUSTO ARSIZIO – Il comitato No Accam di Borsano è arrivato al limite della sopportazione e oggi, lunedì 19 ottobre, farà una richiesta urgente di confronto con tutti i gruppi consigliari di Busto Arsizio e il sindaco, Emanuele Antonelli. «Vogliamo delle risposte da una classe politica con idee poco chiare e senza capacità imprenditoriale», attaccano dal comitato.

Altri 12 anni di inceneritore “catorcio”

Lo scorso mercoledì 14 ottobre, il consiglio di amministrazione di Accam ha approvato la proposta della Newco, società con la partecipazione di Accam, della Aemme Linea Ambiente e di Agesp, per attuare un piano industriale che guardi fino al 2032. «Questo potrebbe significare la proroga dell’attività per altri 12 anni e oltre, con lo smaltimento dei rifiuti speciali», dice No Accam.

Che attacca poi duramente i responsabili decisionali. «Qui gli unici ad avere le idee chiare e granitiche siamo noi. Poiché, come abbiamo sempre detto, vogliamo chiudere subito questo catorcio di inceneritore e ricercare tutte le responsabilità che hanno portato a questa situazione».

Dalla politica confusione e incoerenza

Dall’altra parte, invece, «emerge una triste realtà: poche idee e soprattutto molto confuse. Sindaci che in poco tempo approvano piani industriali all’unanimità, uno completamente diverso dall’altro, ma che dicono di essere coerenti e competenti. Assessori regionali all’ambiente che prima dicono che l’inceneritore non serve e che va chiuso immediatamente, pagando pure le spese di bonifica del terreno, ma che, al primo cambio della guardia, lo vogliono tenere aperto». E’ questa la caotica situazione delineata dal comitato contro l’inceneritore.

Una risorsa solo per gli affari loschi

Che vuole poi fare un po’ di chiarezza sulle ragioni per cui la Regione vuole mantenere funzionante l’impianto. «Dicono che sia gestito molto bene, ma in realtà sta bruciando milioni di euro di capitalizzazione. Inoltre, sostengono che sia sicuro, peccato che a febbraio è scoppiato un incendio E a chi sostiene che l’inceneritore sia una risorsa per il territorio, gli oppositori rispondono di tutto tono: «Sicuramente per le cadreghe e per i giri di malaffare legati ai rifiuti, per noi cittadini no».

Ma pericolosa per la salute

No Accam, infatti, spiega come non ci siano opzioni di teleriscaldamento o riduzione delle tasse, «insomma niente di niente dal punto di vista dei risparmi (anzi), e al contrario c’è invece tanta preoccupazione per la salute, alimentata dai cattivi odori e dalle numerose patologie gravi che nessuno ci dice siano causate all’impianto, ma noi gente della strada un pensierino ad Accam lo facciamo».

Vogliamo incontrare Antonelli

Come se non bastasse, il comitato se la prende poi con la decisione regionale di declassare l’impianto da R1, ovvero un vero e proprio termovalorizzatore dedicato al recupero dei rifiuti, a D10, vale a dire semplice inceneritore che smaltisce rifiuti. «Tradotto, significa che Accam, nel 2021, corre il rischio di non poter più smaltire alcune tipologie di rifiuti speciali, cioè proprio quegli scarti che erano alla base del piano industriale approvato per il rilancio dell’azienda. Questo scenario conferma solo una totale mancanza di visione politica accompagnata da una scarsa capacità imprenditoriale».

Alla luce di queste accuse, il comitato No Accam ha intenzione di chiedere un confronto immediato con il sindaco di Busto Arsizio, Emanuele Antonelli e con tutti i gruppi consiliari della città sul futuro dell’impianto. «Altrimenti non ci resterà che sperare che i rifiuti, da qui al 2040, si vaporizzino davvero».

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