All’Istituto Marco Pantani di Busto sale in cattedra Alessio Dionisi. Coach dell’Empoli

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BUSTO ARSIZIO – Una lezione molto diversa dalle solite quella che si è tenuta davanti agli studenti del quarto anno del Liceo Scientifico e del Professionale Sportivo Marco Pantani di Busto Arsizio. Diversa perché in cattedra (solo virtuale) hanno trovato Alessio Dionisi, allenatore dell’Empoli calcio, squadra di serie B.

Alessio Dionisi sale in cattedra

Si è trattato di uno degli incontri, stabiliti dal dipartimento di scienze motorie dell’Istituto, con diversi esperti e professionisti dello sport (tecnici, giocatori, allenatori, imprenditori, fisioterapisti…) che si raccontano e che raccontano ai ragazzi il loro mestiere, dando anche  spunti per delle possibili professioni future. Moderato da Sara Ciapparella, Responsabile dell’Istituto Professionale Sportivo, l’incontro si è sviluppato come un vero dialogo tra Alessio e gli studenti.

Dal campo al fuori campo

Alessio, classe 1980, toscano di origine ma varesino d’adozione, è cresciuto nelle giovanili del Siena per poi approdare al Voghera in serie D. La sua carriera di calciatore si muove tra squadre di serie D, tra cui il Varese, e C2, si chiude poi nell’Olginatese, squadra del lecchese. Proprio qui inizia, inaspettatamente, la sua carriera di allenatore: il presidente della squadra sceglie proprio lui per allenare la prima squadra e Alessio accetta la sfida. Purtroppo dopo due mesi di panchina, viene subito esonerato.

«È stata veramente una batosta questa, soprattutto a due mesi dall’inizio della mia carriera. Ma dopo una normale delusione iniziale, ho capito che piangersi addosso non mi avrebbe portato a nulla. Un esonero, così come una sconfitta, non devono essere una debolezza ma un punto di forza – ha detto Dionisi –  Nulla avviene per caso e l’aver colto e accettato questa opportunità aveva un senso, aveva un perché. Da lì ho capito che questa sarebbe stata la mia strada. Sono partito dal basso e con umiltà, senza grosse ambizioni e, a poco a poco, mi sono trovato ad allenare il Venezia in serie B e da questa stagione l’Empoli: il lavoro paga anche se, devo ammettere, serve anche un po’ di buona sorte».

Dalla passione nasce tutto

«Dalla passione nasce tutto», con queste parole ha voluto sottolineare ai ragazzi che i sogni e le ambizioni devono essere sostenuti dalla passione, dalla voglia di mettersi in gioco in ogni momento.

Alla domanda della professoressa Ciapparella sulla differenza tra essere giocatore e allenatore, Alessio risponde: «Il calciatore fa parte di un gruppo, l’allenatore lo gestisce. Un allenatore deve essere credibile per avere rispetto dal gruppo. Ai miei giocatori dico sempre: “non ci alleniamo per non sbagliare, ma per prepararci a fare quando cadremo nell’errore». Dionisi ha anche spiegato come si gestisce uno spogliatoio dopo una sconfitta. «L’allenatore deve essere credibile con la sua squadra, qualunque situazione si manifesti, per questo bisogna preparare il gruppo alla sconfitta, altrimenti perderei la fiducia».

Una scuola di vita

E alla domanda di uno studente: «È meglio giocare in serie D o nella Primavera a 17/18 anni?» il coach risponde: «La primavera è un ambiente protetto, dove si giocano campionati tra le squadre vip delle massime serie. In serie D ti scontri con adulti, è una scuola di vita, che plasma la tua personalità e dove ti metti in gioco al 100% se vuoi trovare il tuo spazio. Ha più probabilità di arrivare in cima un ragazzo che passa dalla serie D rispetto a uno che esce dalla Primavera di una squadra d’élite, parlano le statistiche».

«Cosa succede tra il primo e il secondo tempo negli spogliatoi?», chiede un altro studente. «Siamo una squadra e in quei 15 minuti di pausa cerco di coinvolgere i ragazzi: li faccio parlare, faccio analizzare a loro il primo tempo, cerco di tirar fuori le loro considerazioni e opinioni, non mi metto davanti a loro, ma con loro. Poi sono io che tiro le fila».

Mettetevi in gioco

Gli studenti poi gli rivolgono domande un po’ più tecniche che riguardano la sua professione: come pianifica un allenamento settimanale, come gestisce il rapporto col suo staff e sono curiosi di sapere la sua opinione sul continuo aumentare di giocatori stranieri nei campionati italiani. «Ci sono più stranieri perché c’è stata la globalizzazione, l’apertura delle frontiere. Gli stranieri non vengono nelle squadre italiane perché più bravi, ma perché si sono aperte queste possibilità: anche i nostri giocatori vanno e vengono all’estero». Ciapparella chiude l’incontro con un consiglio che riguarda non solo gli studenti ma ognuno di noi: «Insomma ragazzi, i sogni non vanno tenuti nel cassetto, per perseguirli però è fondamentale mettersi in gioco, affrontare la vita per ciò che ci pone davanti, ma soprattutto non farci sopraffare dalle sconfitte o dalle delusioni: bisogna lottare per poi gioire».

Il Pantani di Busto è una Olimpia@School: a Busto il capitano della Armani Cinciarini

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