Passaparola, da Busto consegnati oltre 7mila pasti. «Ma l’emergenza non è finita»

BUSTO ARSIZIO – «Il momento non è facile perché la situazione si sta protraendo nel tempo. Noi comunque andiamo avanti». Devis Martinello, presidente dell’associazione Passaparola tira le fila di un lavoro di volontariato iniziato con il lockdown e non ancora finito. Durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria l’associazione ha chiuso lo sportello di ascolto per il collocamento di chi è in cerca di lavoro per ragioni di sicurezza e ha “riconvertito” l’attività per sostenere, con la raccolta di derrate alimentari e il confezionamento e la consegna di pacchi alimentari, chi si è trovato in una situazione di indigenza.

L’emergenza economica non è finita

«In tutto seguiamo 589 famiglie segnalateci dai Servizi Sociali di Busto e di altri comuni – spiega Martinello – Precisamente 1.298 adulti e 574 minori, 4.961 i pasti consegnati per gli adulti e 2.189 per i bambini». Un’emergenza che va avanti: «Abbiamo alcune difficoltà – spiega Martinello – Oggi, ad esempio, andremo a comprare la pasta che altrimenti non basterebbe attingendo direttamente ai nostri fondi (qui è possibile effettuare donazioni Iban  IT32D0840420200000000803842). E poi c’è il problema della sede: non sappiamo per quanto potremo restare ospiti della parrocchia di Madonna Regina. Abbiamo bisogno di un posto stabile per continuare a lavorare».  Un lavoro enorme realizzato in collaborazione con altre realtà associative, tra queste il Gruppo di Protezione Civile Garibaldi di Busto per il quale Passaparola ha organizzato una campagna affinché a loro sia destinato il 5×1000 dei bustocchi e non solo (ecco il codice fiscale 90022990122 per poterlo destinare). «L’emergenza si è trasformata nell’opportunità di creare una vera e propria rete tra diverse realtà associative che prima agivano singolarmente – spiega Federica Tosi, presidente del Gruppo di Protezione Civile -. Questo ci ha permesso di raggiungere più persone e non dimenticare nessuno. A Passaparola abbiamo consegnato delle donazioni alimentari arrivate a noi sapendo che loro si occupavano della distribuzione, ad esempio. Un valore aggiunto che ha permesso di ottimizzare le risorse, una realtà che intendiamo mantenere da qui in avanti».

Una grande rete associativa

busto passaparola 7mila pasti

In tanti, e sono una quarantina in tutto, durante il picco emergenziale si sono fatti avanti. Chi costretto alla cassa integrazione ha voluto investire il proprio «tempo per dare una mano agli altri», come spiega Enzo Borri, che con Cristina Rossi e Nicole Tranquillo coordina la logistica di Passaparola, che come Rosario Manto, imprenditore di successo ha voluto «Restituire agli altri in un momento difficoltà quello che la vita mi ha dato. Io oggi sono un imprenditore ma ho conosciuto la realtà degli alloggi popolari e so cosa significa la fame. Potendo dare una mano mi sono messo in gioco». Manto non lavora soltanto come volontario, ha anche fatto molteplici donazioni tra cui 1.500 mascherine a disposizione di volontari e famiglie. E lo stesso ha fatto la Clinica San Carlo di Busto Arsizio attraverso Sara Tosi: «Noi abbiamo fornito i dispositivi di protezione individuale a Passaparola e ad altre associazioni, abbiamo agito su più fronti». Un intervento fondamentale, soprattutto all’inizio dell’emergenza quando il reperimento dei Dpi era estremamente difficoltoso e quasi impossibile, che ha permesso ai volontari di poter operare. «E’ stato fatto un lavoro enorme da queste realtà – aggiunge Tosi – Sarebbe bello che tutte queste associazioni fossero riunite in un unico grande fronte coordinato dal Comune di Busto Arsizio che davvero permetterebbe di raggiungere tutti e di non lasciare indietro nessuno. Perché l’emergenza non è finita in particolare sul fronte delle difficoltà economiche e del lavoro».

La fame di lavoro

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E proprio sul tema lavoro Passaparola ha riattivato lo sportello di ascolto. Ed è stato subito boom: 17 persone collocate in 10 giorni, come spiega la neo volontaria Anna Colombo. «Stiamo organizzando numerosi colloqui – conferma – Non è semplice ma cerchiamo di raggiungere tutti. L’emergenza Covid ha acuito il problema occupazionale già presente. Ci sono però richieste di personale da parte di parecchie aziende. Il lavoro c’è, si deve però avere voglia di mettersi in gioco». Colombo prosegue: «Molti nostri utenti hanno più di 50 anni il loro ricollocamento è difficile ma non impossibile. Perché molte realtà occupazionali richiedono uno stile di vita e una maturità adulta. Riceviamo curriculum dove viene data, ad esempio, una disponibilità a turni diurni e notturni dal lunedì alla domenica. Questo genere di apertura consente un collocamento più immediato. E per noi volontari c’è la soddisfazione, ed è capitato, di aver dato un’occasione a chi la stava aspettando. Di avergli in qualche modo cambiato la vita. L’associazione funziona, non ha sovrastrutture, è seria e davvero tantissimi contatti arrivano proprio dal passaparola».

Busto, Passaparola: oltre mille chili di cibo a settimana e aiuti per 370 famiglie

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